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A spasso per Pistoia, tra chiese, arte e curiosità

Una città ricca di sorprese, tutta da scoprire

A spasso per Pistoia, tra chiese, arte e curiosità

A spasso per Pistoia: un viaggio da programmare! È in assoluto la meno visitata e conosciuta delle città toscane, eppure regala innumerevoli sorprese. Tutte da scoprire.

La prima cosa che salta all’occhio girando a piedi nel bellissimo centro di Pistoia sono i nomi delle vie: Via delle Pappe, Via delle Pentole, Via Abbi Pazienza, Vicolo Brontola, Vicolo Bacchettoni, Via del T, Piazza Opplà!, Sdrucciolo dei Cipollini, Via della Provvidenza e via così.

Prova che i pistoiesi sono ben dotati di senso dell’umorismo. Sul web si possono trovare alcune ipotesi storiche sul perché di questi nomi e c’è anche chi ha scritto un saggio su questo argomento intitolato “Abbi Pazienza e le sorelle: origini e curiosità su vie e piazze di Pistoia” (nel 2007, l’autore è Enzo Cabella).

Leggendo si scopre ad esempio che il nome della Via Abbi Pazienza deriverebbe da un verso scritto su di una pietra murata sopra una fontana: «L’omo si muta. – Perché? – Per lo meglio. – Abbi pacienza». Gli autori sarebbero stati gli esiliati dalla città al tempo degli scontri fra Bianchi e Neri.

Ma c’è anche un’altra tesi che parla di un sicario che accoltellò un tizio per sbaglio e gli gridò beffardo il motto poi riportato a perenne ricordo.

A spasso per Pistoia, tra chiese e palazzi

A parte l’estro per la toponomastica, i buoni motivi per visitare Pistoia sono davvero tanti e non si limitano ai gioielli dell’arte lungo l’itinerario classico, che va dalla cattedrale di San Zeno al Battistero, dallo Spedale del Ceppo a Pistoia Sotterranea, da Piazza della Sala al Museo Marino Marini.

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Pochi sanno che, sin dal dodicesimo secolo, la città divenne l’unico centro di culto jacopeo in Italia, dopo che il vescovo Atto nel 1145 riuscì a far arrivare da Santiago di Compostela una reliquia dell’apostolo Giacomo il Maggiore o Jacopo.

Da allora i pellegrini, lungo la Via Francigena potevano andare da Roma a Santiago passando da qui per chiedere l’intercessione dell’Apostolo. Un culto che ancora oggi rimane ben vivo.

Innumerevoli e tutte da visitare sono le numerosissime chiese, a cominciare da S. Andrea che conserva il celebre pulpito di Giovanni Pisano, un vero gioiello del XIII secolo.

Da non perdere anche la quattrocentesca Chiesa di San Leone, nel quartiere delle case-torri. Completamente affrescata, regala un meraviglioso spettacolo illusionistico. Con una navata unica e due altari, è un bene della Curia vescovile e viene aperto grazie al FAI solo in occasione di speciali eventi.

Un altro antico oratorio da ricordare è quello dei Ss. Giusto e Lucia, dove si riuniva la “Congrega dei Pagliosi”, così chiamati per il fiasco di vino che ognuno recava con sé e al quale si beveva prima delle riunioni.

Mancano purtroppo solo pochissimi giorni (chiude il 25 settembre) per poter ammirare la mostra diffusa “Pistoletto a Pistoia”, che in estate ha trasformato la città in museo aperto, ma ci si può consolare a Palazzo Fabroni, bellissimo edificio settecentesco sede del Museo del Novecento e del Contemporaneo.

E merita assolutamente una visita anche lo Spedale del Ceppo con i fregi policromi di Giovanni della Robbia, che deve il suo nome al tronco cavo usato anticamente per raccogliere le offerte.

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La parte monumentale, ormai non più destinata a funzione sanitaria, è sede di un interessante Museo, con l’antica Sala Anatomica e il museo dei ferri chirurgici. Da qui si accede anche al percorso ipogeo Pistoia Sotterranea, che offre uno sguardo originale sulla storia della città.

…e poi soggiorno e gastronomia

E nei paraggi c’è anche l’indirizzo più cool in cui prenotare un soggiorno da fiaba: Palazzo Caluri (via Porta San Marco 26/28, www.lsmpistoia.it), una residenza nobiliare con poche camere d’atmosfera dove si dorme tra baldacchini, pareti affrescate e mobili antichi.

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Camera Drago Palazzo Caluri

Ma Pistoia vuol dire anche sapori autentici e prodotti genuini. Non a caso il suo antico nome, Pistoria, deriva dal nome di coloro che impastavano il pane per rifornire le truppe romane: in altre parole, Pistoia era la città del pane e dei fornai.

Il piatto tipico, di origine contadina, è la Zuppa del carcerato, a base di pomodori, aglio, aromi, pane raffermo e carne di vitello. E poi, come a Firenze, il re del cibo da strada è il lampredotto, prelibatezza della cucina povera toscana.

Tre buoni indirizzi da segnalare in piazza della Sala, luogo di ritrovo nel centro storico dove si concentrano molte botteghe e locali sono sicuramente “Taverna Gargantua”, specialità pasta fresca e bistecche, “Bono di Nulla”, forno e osteria con cucina tradizionale e “La Botte Gaia”, inserita nel circuito Slow Food.

L’ultima chicca da provare (e magari da acquistare come souvenir goloso), è il confetto “a riccio” o “birignoccoluto”, come lo chiamano da queste parti.

Fatto ancora oggi come un tempo dalla confetteria Bruno Corsini con la tipica forma sferica irregolare e bitorzoluta ricoperta di zucchero e “l’anima” interna fatta di mandorle, palline di cacao, nocciole, arachidi, arancio candito i coriandolo. Una piccola deliziosa bomba calorica!

www.visitpistoia.eu