Alzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti
Benessere,  Salute

Alzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti

Gruppi di autoaiuto con il percorso dei Dodici Passi

Alzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti

Gruppi di autoaiuto per diventare dei curanti esperti nell’uso della parola, attraverso il percorso dei Dodici PassiAlzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti

L’esperienza di avere un familiare con Alzheimer o demenza coglie tutti impreparati se – come avviene nella maggioranza dei casi – non c’è stato un precedente. Un fatto nuovo, di cui si è sentito molto parlare, ma che quando capita nella propria famiglia colpisce fortemente a livello sentimentale ed emotivo.

Spesso si scopre di non riuscire a gestirlo neppure dal punto di vista pratico.

E si creano conflitti con il malato e con se stessi.

Per aiutare chi soffre di Alzheimer o demenza, e i parenti che ne hanno cura, a trovare un modo per essere felici pur nella difficoltà, il dott. Vigorelli propone i gruppi ABC. Il medico, psicoterapeuta promotore dell’Approccio Capacitante, consulente di formazione per le RSA e presidente del Gruppo Anchise aiuterà a trovare le risposte giuste e uno stato di benessere.

Alzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti

Vigorelli, infatti, ha verificato come ciascun familiare di un malato di Alzheimer abbia trovato delle strategie personali per risolvere i problemi e cavarsela nel modo migliore. E ciascuno tende a ripetere sempre la stessa risposta nella stessa situazione, come se fosse l’unica possibile.

Nei Gruppi ABC il racconto delle diverse esperienze, l’ascolto e il confronto, possono aiutare ciascuno a trovare soluzioni migliori ai propri problemi, che vanno al di là della visione personale di che cosa sia possibile fare.

Sono gruppi di autoaiuto in cui i familiari imparano a diventare dei curanti

esperti nell’uso della parola attraverso il percorso dei Dodici Passi

1. Non fare domande, 2. Non correggere, 3. Non interrompere, 4. Ascoltare, 5. Accompagnare con le parole, 6. Rispondere alle domande, 7. Comunicare con i gesti, 8. Riconoscere le emozioni, 9. Rispondere alle richieste,10. Accettare che faccia quello che fa, 11. Accettare la malattia,12. Occuparsi del proprio benessere

Inoltre, e fondamentalmente, il metodo ABC si basa sull’Approccio Conversazionale (i disturbi del linguaggio sono una componente rilevante della malattia e bisogna valorizzare anche il linguaggio non verbale) e sull’Approccio Capacitante.Alzheimer: aiutare i familiari e i badanti per il benessere di tutti

Spesso si vede la persona con demenza solo attraverso la sua patologia e ci si scorda della persona che c’è ancora. Occorre far emergere il suo IO sano

In che modo? Dopo avere ascoltato e rallentato si cercherà di accompagnare, di seguire l’altro in quello che dice e in quello che fa.

Si cercherà di essere sempre secondi e di lasciare che sia l’anziano ad essere il primo, il protagonista di quello che sta facendo.

L’obiettivo è – invece di una riabilitazione impossibile, del recupero di competenze irrecuperabili – arrivare alla felicità possibile

Quando ci occupiamo di una persona malata di Alzheimer creiamo le condizioni per cui possa parlare ed agire così come vuole e come riesce, sentendosi a proprio agio, senza giudicarlo e farlo sentire in errore.

Noi tutti siamo abituati a collocare nel tempo sentimenti, ricordi, progetti. Il parametro temporale è fondamentale per costruire la nostra identità e per orientarci nel mondo in cui viviamo.

La persona malata di demenza, con l’avanzare della malattia, perde la capacità di collocare gli eventi nel tempo, non sa più distinguere quello che è successo nell’infanzia da quello che succede nell’attualità.

Il malato di Alzheimer vive nel presente. Detto questo, che senso ha lavorare per obiettivi da raggiungere in un tempo futuro che neppure viene concepito? La felicità deve essere vissuta momento per momento, nel qui e ora, non deve essere un obiettivo per il domani.

Per approfondire l’argomento può essere utile la lettura del libro di Pietro Vigorelli, edito da Franco Angeli. La seconda edizione (2018) ha la stessa copertina ma con una piccola variante nel sottotitolo: Alzheimer. Come parlare e comunicare nella vita quotidiana nonostante la malattia

Il primo aprile inizia un corso di formazione per OSS, badanti e volontari sia in RSA che a domicilio. Per fare assistenza alle persone con Alzheimer o demenza e stare bene insieme

Condotti da Petro Vigorelli, i 5 incontri sono di partecipazione attiva: tutti potranno parlare delle loro esperienze

Ci si può iscrivere on line su www.gruppoanchise.it

Assistente psicologa, direttore di psicodramma moreniano e counselor in sessuologia clinica di FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica), è giornalista professionista nell’area del benessere psico-fisico. E’ esperta in consulenze su difficoltà individuali e di coppia riferite a disturbi psico-sessuali o a problemi relazionali.