Blaudruck: l’antica arte tintoria ora patrimonio Unesco
Un altro riconoscimento Unesco per la Repubblica Ceca.
Blaudruck: l’antica arte tintoria, perpetuata da secoli dagli artigiani di Germania, Austria, Ungheria, Cechia e Slovacchia è ufficialmente Bene Immateriale dell’Umanità.
Il Blaudruck, una maestria antica che va oltre i confini e che accomuna più Paesi in fatto di tradizione e passione, non può che essere considerata patrimonio di tutti.
E non poteva sfuggire all’occhio attento dell’Unesco, che ha affidato all’Umanità i gesti sapienti tramandati dai tintori della Mitteleuropa, dove ancora oggi i tessuti dall’inconfondibile blu indaco e dai disegni a stampo sono un’eccellenza inimitabile.
Del Blaudruck la Cechia va giustamente fiera
Tovaglie, selle per la tavola, tendaggi, costumi tipici, camicie, grembiuli, sciarpe e foulard, scamiciati per bambine, borse di tela, cuscini, gilet, pupazzi… da secoli e secoli la Blaudruck –tipica tecnica artigianale di tintura del lino e del cotone di blu indaco, rigorosamente dopo averla decorata con disegni impressi con stampi di legno e metallo cosparsi di colla naturale, perché rimangano bianchi- è regina dell’arte tessile in tutto il Centro Europa.
L’effetto dei decori –fiori, foglie, ghirigori ma anche disegni geometrici– che sembrano stampati e invece semplicemente non si sono, come invece il resto del tessuto, impregnati del blu intenso durante la tintura, è talmente elegante e delicato, che ricorda quello di fragili stoviglie artistiche, tanto che questo tipo si è soprannominato “porcellana”.
La Blaudruck -in tedesco, stampa blu- non è quindi in realtà una tecnica di stampa, ma di arte tintoria.
Dalle probabili, lontanissime origini indiane e orientali, si è sviluppata in Europa Centrale a partire dal XVII secolo e ogni Paese ha poi elaborato la sua personale tecnica. Pur partendo da parametri comuni, ogni artigiano può creare prodotti diversi dosando per esempio l’intensità del fondo blu, che dipende dall’ossigenazione del tessuto.
La stoffa, precedentemente impressa con i motivi prescelti, viene tesa e immersa in enormi catini contenenti acqua e pigmento, quindi tolta dall’acqua colorata e lasciata a colare la tintura in eccesso e asciugare.
Un procedimento tutt’altro che semplice, che richiede passione ed esperienza e che si tramanda di generazione in generazione con passione. La stessa dei mastri artigiani che realizzano gli stampi, con l’impronta scolpita direttamente nel legno o realizzata in ferro e incastonata nella matrice.
Blaudruck: i sopravvissuti della magia blu
Sono naturalmente sempre meno i maestri della Blaudruck ed ecco perché l’Unesco ha sentito l’esigenza di tutelare dalla scomparsa questa tecnica artigianale. In Repubblica Ceca oggi sono soltanto due le aziende specializzate nella tecnica, naturalmente a conduzione familiare.
Una è a Straznice, in Moravia meridionale. Frantisek Joch Jr, alla quinta generazione di tintori indaco, nonostante la veneranda età, muove ancora gli ingranaggi della produzione artigianale. L’altra è a Olesnice, sempre in Moravia meridionale. A conduzione familiare da oltre 150 anni, la stamperia di Jiri Danzinger Jr utilizza ancora gli stampi originali e una procedura esclusivamente manuale.
Non hanno buttato lo stampo, per fortuna
Una nota particolare va a chi lavora in silenzio, dietro le quinte blu indaco di quest’arte antica: gli artigiani degli stampi. Senza la loro abilità nel realizzare le matrici, ma anche nel riparare quelle antiche, questo tipo di stoffa ricercatissima avrebbe già cessato di esistere. Milan Bartos e Jaroslav Plucha di Dvur Kralove nad Labem sono gli ultimi creatori e restauratori di stampi per Blaudruck della Repubblica Ceca.
Milan ha ereditato la sua pittoresca bottega di via Rybova, piena zeppa di attrezzi del mestiere, dal nonno nel 1972. Oggi, con il suo collaboratore Plucha, lavora per i due ultimi laboratori cechi della Blaudruck.