Ente Nazionale Risi: a tutela del riso made in Italy
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Ente Nazionale Risi: a tutela del riso made in Italy

Cambogia e dal Myanmar

Ente Nazionale Risi: a tutela del riso made in Italy

Emergenza riso nella comunità europea. Non siamo di fronte a una possibile carestia, di quelle che nei secoli passati decimavano migliaia di vittime, bensì all’esatto contrario. Di riso in Europa se ne produce tanto e tantissimo se ne consuma. E allora dov’è l’emergenza? Nella provenienza del riso. I dati non lasciano spazio ai dubbi: se prendiamo come campione l’Italia, che è il primo paese europeo per la produzione di riso, scopriamo che il consumo annuo pro capite si aggira sui 6 Kg. Tuttavia, la maggior parte del riso che troviamo sulle nostre tavole, proviene dalla Cambogia e dal Myanmar. L’Ue, nel 2015, ha toccato il record di importazioni di riso da questi due paesi, al punto da indurre i paesi comunitari a chiedere un pesante intervento di ripristino dei dazi sulle importazioni per incentivare i consumi nazionali. In Italia, più che in ogni altro paese europeo, il riso è un elemento portante dell’economia: la filiera risicola conta 4265 industrie, 100 aziende risiere, 5000 addetti 6 aziende produttive leader che detengono circa il 50% del mercato. I fatturati si aggirano su un miliardo di euro all’anno e del riso prodotto in Italia un terzo è destinato al fabbisogno del paese, mentre il resto viaggia nel resto d’Europa e nel mondo.

Nulla da invidiare, quindi, ai paesi del Sol Levante che del riso sono stati la culla.

Gli occidentali conobbero il riso nel IV secolo a.C. con Alessandro Magno, ma continuarono a importarlo fino a quando gli Arabi non introdussero anche in Occidente le tecniche per coltivarlo. Da allora, il riso è diventato una coltura tipica e un’imprescindibile risorsa, specialmente per l’Italia. E ha sempre avuto padrini illustri. Da Leonardo Da Vinci, che all’epoca in cui Ludovico il Moro era signore di Milano, progettò una rete idraulica ad hoc per la zona della Lomellina che da quel momento a tutt’oggi è uno dei bacini risicoli più importanti della penisola. Per arrivare fino a Cavour, che intuendo le straordinarie potenzialità del riso per scongiurare il pericolo della dame durante le carestie, approfittó del suo ruolo di ministro dell’agricoltura per incentivarne la produzione in un’area compresa tra il Piemonte e la Lombardia, dove potenziò la coltivazione grazie a un più efficace sistema di canali irrigui. In questo modo, Cavour creò anche uno straordinario indotto che si traduce oggi nei circa 5000 addetti alla filiera risicola nazionale.73df42c936e07e852d371b2042d45c09

Ma il connubio Italia-riso ha conosciuto anche altre tappe importanti. Ad esempio, nel XII secolo, signori e monasteri cominciarono a destinare parte delle loro terre alla coltivazione del riso, che qualche anno più tardi compare in un libro dei conti dei Savoia come elemento prezioso (è più costoso del miele) per la produzione dei dolci. Non solo: nel Seicento, è di nuovo in Italia che si progetta il primo sistema meccanico per la sbiancatura del riso, privandolo della buccia esterna, la lolla, senza alterarne minimamente le proprietà nutritive. Non sono mancati neppure i momenti di crisi. Negli anni Venti del secolo scorso, una flessione sul mercato risicolo indusse il paese a costituire, nel 1931 l’Ente Nazionale Risi che da allora si prende cura della tutela e della promozione del riso in Italia e nel mondo, con un occhio attento anche alla sperimentazione.

Ente Nazionale Risi

L’Ente Nazionale Risi, infatti, si avvale di un proprio centro di ricerca che ha sede a Castello d’Agogna, in provincia di Pavia. L’attività principale del Centro è finalizzata al miglioramento genetico e alle biotecnologie. A tutt’oggi in Italia si sono approntati circa 6894 incroci, che hanno dato vita a 30 nuove varietà di riso. Risotti, risi freddi, Risi per contorni, chicchi tondi, allungati, riso integrale. CASTELLO D'AGOGNA (castello)Insomma ce n’è per tutti i gusti e non è un caso che il risotto, che si prepara esclusivamente con varietà di riso prodotte in Italia, sia ormai un prodotto tipico del food made in Italy, celebrato anche nel recente Expo2015.immagine%206_7036_371

Ma questa realtà è messa in pericolo dalle importazioni di riso “Indica” a dazio zero da Cambogia e Myanmar.

Nel 2015 l’Unione europea aveva sollecitato il governo cambogiano a stabilizzare i volumi dell’export di riso verso l’Europa, ma la promessa è stata totalmente disattesa, tanto che la Commissione europea ha nuovamente inviato una sua delegazione in Cambogia il 13 luglio 2016; ma nemmeno questo incontro ha portato ad alcun risultato concreto. Ecco perché l’Ente Nazionale Risi ha organizzato per gennaio 2017 a Milano una riunione di tutti i Paesi europei produttori di riso (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Romania, Bulgaria e Ungheria) per creare un fronte comune nel confronto con l’Unione europea. La posizione italiana, come dicevamo prima, sará quella di richiedere l’immediato ripristino dei dazi alle importazioni di riso da Cambogia e Myanmar, aboliti nel 2009. Un provvedimento indispensabile per impedire che un prodotto non certo originario delle nostre terre ma adottato con tanto successo e dedizione non sia surclassato da altri mercati, che sicuramente offrono prezzi più competitivi ma che forse non raggiungono la qualità del Made in Italy.

logorisiEnte Nazionale Risi – www.enterisi.it