Giurato numero 2: “last but not the least” regia di Eastwood
Giurato numero 2 è l’ennesimo film di Clint Eastwodd con cui il grande regista ci sorprende per profondità e stile. E non sarà a lungo il suo ultimo film, perché è già al lavoro su un nuovo progetto.
“Giurato numero 2” è Justin Kemp, ex-alcolista ora in attesa di una bambina. Nella prima scena il volto della giustizia bendata si sovrappone a quello di una donna alla quale Justin svela la stanzetta nuova arredata con amore per la figlioletta in arrivo. Lei poi, uscendo, per errore spegne la luce e lo lascia al buio. E la storia così è già tutta impostata nella sua complessa dinamica: cosa vedo o credo di vedere?
Un caso di femminicidio?
Siamo nei pressi di Savannah, in Georgia (uno degli Stati chiave delle elezioni USA…). Justin è convocato come giurato in un caso di femminicidio: Kendall Carter è stata presumibilmente picchiata a morte e abbandonata in un fosso dal suo ragazzo, con un passato in una gang, dopo una violenta discussione iniziata in un bar.
Sembra un caso già chiuso e perfetto per la campagna elettorale a procuratrice della contea di Faith Killebrew, interpretata con sottile intelligenza da Tony Collette. Ma Justin, il giurato numero 2, si rende conto che il vero colpevole è lui: un anno prima, nel cuore della notte, su quella stessa strada, sotto la pioggia battente, aveva creduto di aver investito un cervo.
Giurato numero 2: il dilemma morale
Ora deve fare una scelta difficile: scagionare l’imputato, accettando di lasciar sole moglie e figlia per affrontare una pena severa, dati i suoi trascorsi? O lasciar condannare un innocente?
Il montaggio alternato tra le fasi del processo e i ricordi di Justin ci svela fin dall’inizio come sono andate le cose, ma ciò non toglie un briciolo di suspence al racconto, che approfondisce le reazioni e le ragioni dei diversi personaggi, tutti disegnati con finezza e realismo.
Prima di tutto i componenti della giuria, che Eastwood presenta mettendo a fuoco come funziona il meccanismo processuale. La maggior parte di loro vorrebbe evitare l’incarico, più di tutti Justin. Dopo il dibattimento pensano di chiudere il giudizio in fretta, ma si troveranno divisi: 6 per la colpevolezza e 6 per l’innocenza.
Oltre a Justin, devono fare i conti con il fiuto di un poliziotto in pensione, che innesca anche gli scrupoli della procuratrice.
Tutti i personaggi esprimono luci e ombre: la ricerca difficile di una rinascita, l’immersione in una società violenta, il tentativo di difendersi da una criminalità diffusa, il voyeurismo, l’irresistibile spinta a girare video da spettatori…
Molti sono corresponsabili della morte di Kendall. Questo può giustificare il tirarsene fuori?
Il finale arriva dopo il verdetto e rende evidente come ogni scelta impone un prezzo elevato da pagare personalmente, ma non solo: è giusto che l’integrità morale prevalga anche se le conseguenze ricadono pure su persone innocenti, coinvolte affettivamente?
Quale visione?
A 94 anni Clint Eastwood gira un film straordinario che coinvolge lo spettatore di fronte a un dilemma difficile, che lo attanaglia per tutto il film.
“Giurato numero 2” ci pone sul confine tra visibile e invisibile, evidente e recondito: la benda, il temporale, il buio, la distanza, così come l’ambizione offuscano la visione, spingono a credere di aver visto ciò che non è: il cervo che Justin suppone di aver investito si vede solo sul cartello stradale giallo.
Ma tutto è sotto i nostri occhi, dall’inizio alla fine. La fotografia e l’illuminazione sono limpide, ma la superficie rimanda a profondità nascoste.
I film processuali
L’ambientazione processuale ha precedenti famosi: in La parola ai giurati (1957), premio Oscar alla regia di Sidney Lumet, Henry Fonda ribalta l’iniziale convinzione di colpevolezza della giuria, sostenendo il diritto dell’imputato ad un esame obiettivo dei fatti. Un remake notevole è 12 (2007) di Nikita Mikhalkov, ambientato nella guerra della Russia contro la CecenIa.
In “Giurato numero 2” è proprio il colpevole ad essere uno dei giurati. Nello script di Jonathan Abrams ciò rende la tensione sempre più insostenibile: lo spettatore sa e si chiede come ne uscirà il protagonista. Eastwood, attraverso Toni Collette, la sua procuratrice, non smette di cercare la verità e indaga oltre il verdetto, con coerenza morale e femminista.
Il film si conclude con una sequenza finale limpida e sospesa tra una verità ormai oltre ogni ragionevole dubbio e la difficile scelta che si impone alla coscienza del giurato n.2.
Una volta di più l’antieroe eastwoodiano fa i conti con i sensi di colpa e con se stesso: Justin Kemp è un uomo semplice che deve affrontare situazioni più grandi di lui, come Richard Jewell (2019) o il capitano Sully (2016).
Eastwood non smette di interrogarsi. E interrogarci.
Forse non a caso in USA il suo film è stato distribuito solo in una trentina di sale, anche se poi circolerà in streaming.
Giurato numero 2 di Clint Eastwood con Nicholas Hoult, Toni Collette, J.K. Simmons, Kiefer Sutherland, Leslie Bibb – USA, 2024
distribuzione https://www.warnerbros.it