Gli Etruschi in mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Gli Etruschi in Campania
E’ in programma al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, al 12 giugno 2020 al 31 maggio 2021, la mostra “Gli Etruschi al Mann” a cura di Paolo Giulierini e Valentino Nizzo.
Gli Etruschi erano gli antichi abitanti di questa pianura (del Po), nello stesso periodo in cui essi possedevano i campi flegrei, nei dintorni di Capua e di Nola[….]chiunque voglia conoscere la potenza degli Etruschi non deve riferirsi al territorio che essi possiedono nel presente , ma alle pianure sopra ricordate e alle loro rendite. Polibio 2,17, 1-2
Chiunque vada a visitare la mostra “Gli Etruschi al Mann” a Napoli ne esce con una idea certa: gli Etruschi non occuparono solo l’ Etruria propriamente detta, cioè la Toscana, parte dell’Umbria, dell’Emilia e l’alto Lazio, ma, tra il X e il IX secolo, profittando dell’assenza di barriere geografiche e della ricca rete fluviale che collegava il Tevere al Volturno, si espansero verso le aree campane mirando al controllo dei fiumi meridionali (Volturno, Sarno, Sele, Clanio,Tanagro , Picentino) e delle loro valli fluviali, vie di transito obbligatorie per uomini e merci dal nord al sud della penisola e dall’entroterra appenninico al mare Tirreno.
La certezza di questa presenza però venne acquisita dalla critica
solo all’inizio del XX secolo.
Fino ad allora era prevalsa una teoria “negazionista” del dominio etrusco in Campania, per l’assenza di chiare iscrizioni etrusche che validassero la tradizione documentaria .
Una svolta si ebbe con l’archeologo Giovanni Patroni che studiò scientificamente le iscrizioni dei “buccheri” campani – vasi di ceramica di argilla nera e lucida- presenti nei depositi del Mann e del museo di Capua e considerati uno dei prodotti più caratteristici dell’artigianato etrusco e soprattutto con il ritrovamento della Tegola di Capua, una tavoletta in terracotta risalente alla prima metà del V secolo a.C. contenente il secondo testo più lungo conosciuto in lingua etrusca, dopo la Mummia di Zagabria.
Gli Etruschi al Mann : percorso della mostra
La mostra si snoda in due direzioni: in una prima sezione si possono ammirare circa 600 reperti editi e inediti ,molti dei quali riportati per la prima volta alla luce dai depositi del museo Mann e accuratamente restaurati.
Essi documentano la presenza etrusca in Campania e sono messi a confronto con alcuni splendidi corredi funebri prestati dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, quali quelli della Tomba Bernardini di Palestrina.
In una seconda sala si ripercorre la storia della riscoperta della presenza etrusca in Campania per tre secoli dal XVI al XIX secolo attraverso le grandi collezioni (borgiana, murattiana, gli acquisti Falconet e Gargiulo, il collezionismo borbonico).
Il percorso mette in risalto come la passione per la ricerca etruscologica si sia intrecciata con i progressi dell’archeologia che si è elevata in questo arco di tempo da semplice raccolta di bei reperti a scienza in grado di ricostruire la storia e di verificare la veridicità delle fonti.
Gli Etruschi al Mann: le tombe raccontano…
La documentazione archeologica ha evidenziato la presenza a Capua, a Pontecagnano e a Sala Consilina di necropoli con tombe ad incinerazione: l’elemento distintivo di tali sepolture e’ il vaso ossuario a forma biconica, con una piccola scodella per coperchio, deposto in un vano protetto da lastroni di pietra.
Esse sono tipiche della cultura villanoviana o protoetrusca coeve a quelle ritrovate nel Lazio, in Emilia e in Toscana.
Tali pratiche di incinerazione coesistettero con quelle di inumazione delle culture indigene appartenenti alla cultura “delle tombe a fossa” a testimonianza del clima di scambio culturale tra diverse identità etniche.
Orientalizzazione
A partire dagli inizi dell’VIII secolo a.C. si colgono gradualmente i segni di una differenziazione sociale che porteranno alla nascita delle aristocrazie.
Nel corso della seconda metà dell’VIII secolo i Greci s’insediarono stabilmente a Pithecusa (Ischia) e a Cuma.
L’influenza greca sugli Etruschi determinò una fase storico-culturale definita “orientalizzante” (VIII secolo a.c.) caratterizzata dall’apparizione di tombe di rango principesco in netto contrasto con la povertà dei corredi del Villanoviano più antico (IX secolo a.C.) come testimonia la tomba 104 di Artiaco a Cuma, il defunto era stato deposto secondo un complesso rituale incineratorio che ricorda quello degli eroi omerici.
Dall’apogeo alla crisi
L’apogeo dell’espansione etrusca fu toccato a metà del VI secolo a.C. In questo periodo, gli Etruschi riuscirono a stabilire la loro egemonia su tutta la penisola italica, sul Mar Tirreno e, grazie all’alleanza con Cartagine, sul Mediterraneo Occidentale.
L’urbanizzazione fu massima, così come il commercio e le attività artigianali. Andò emergendo un’aristocrazia competitiva, la cui ricchezza era fondata sulla gestione dei beni mobili e delle opere urbane oltre che sulla guida dell’esercito.
L’alfabeto e la lingua degli etruschi andarono espandendosi in tutta la Campania.
Tale espansione venne frenata da due sconfitte militari campali presso Cuma ad opera dei Greci nel 524 a.C e poi nel 474 a.C.
Il modello culturale etrusco continuò a sopravvivere anche dopo il V secolo, nonostante la sannitizzazione della regione.
La mostra mette in risalto come la Campania fu caratterizzata da una compresenza di civiltà: in uno stesso territorio convissero Tirreni, Latini, Greci,Etruschi, Campani. E, nella prospettiva di rimanere al Mann come esposizione permanente , vuole ricordare ai Campani che un pezzo fondamentale e prezioso della loro identità è anche etrusca.
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