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Il male non esiste… ma il dilemma è di fronte a noi

Il male non esiste (There is no evil), di Mohammad Rasoulof, Germania, Repubblica ceca, Iran, 2020 – Esce nelle sale italiane il 10 marzo.

Il male non esiste (There is no evil) di Mohammad Rasoulof ha vinto l’Orso d’Oro come Miglior Film alla Berlinale ’70 ed è stato apprezzato in molti altri Festival Internazionali in tutto il mondo.

È l’ultimo capolavoro del pluripremiato regista iraniano Mohammad Rasoulof.

Racconta quattro storie, collegate da un sottile filo rosso, che affrontano la questione della pena di morte nella società iraniana, sottoposta a un regime autoritario e oppressivo.

Il male non esiste pone dilemmi morali universali che scuotono le coscienze e impongono una riflessione profonda.

Il male non esiste: quattro storie di drammatica quotidianità

Nell’Iran contemporaneo quattro personaggi si trovano a far i conti con la fragilità dell’essere umano di fronte a scelte difficili e alle responsabilità che ne derivano.

Sono persone come noi, la cui vita è stravolta da alternative drammatiche e stringenti.

Heshmat, marito e padre esemplare, è un uomo generoso e accomodante con tutti, ma svolge un lavoro misterioso che ogni notte lo porta fuori di casa.

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Pouya ha da poco iniziato il servizio militare e deve decidere se obbedire a un ordine dei superiori contro la propria coscienza.

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Javad è un giovane soldato che conquista a caro prezzo tre giorni di licenza per tornare al paese della sua fidanzata e chiederla in sposa, ma dovrà fare i conti con qualcosa che ha sconvolto la sua amata.

Bharam è un medico interdetto dalla professione, che decide finalmente di rivelare alla nipote in Germania un segreto doloroso che lo accompagna da vent’anni.

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Sono storie che non riguardano solo la società iraniana, in cui vengono messe a morte ogni anno oltre 500 persone, ma toccano profondamente la coscienza e la storia di ognuno di noi, ponendoci di fronte a una domanda alla quale tutti dobbiamo rispondere: al loro posto, cosa avremmo fatto?

Scegliere se obbedire o seguire la propria coscienza

Diretto e sceneggiato da Mohammad Rasoulof, Il male non esiste racconta come in ogni società che commini la pena di morte servano persone che la applichino.

Nei quattro episodi collegati tematicamente ciascun protagonista è posto di forte a difficili scelte, che coinvolgono le persone che gli sono vicine.

Nell’episodio Il male non esiste Heshmat, padre di famiglia tanto affabile quanto simpatico, non riesce a non far trapelare negli occhi il suo segreto.

In She Said, “You Can Do ItPouya dovrà scegliere tra la realizzazione dei suoi sogni e i valori in cui crede.

In Birthday, Javad dovrà fare i conti con la morte di una persona che sconvolgerà la sua vita.

In Kiss Me il protagonista vuole fare una rilevazione difficile prima di affrontare la propria morte.

Il male non esiste: dall’esperienza personale alla sceneggiatura

Così parla del suo film il regista, che nel 2010 ha subito un duro processo dopo essere stato arrestato sul set di un film diretto con Jafar Panahi: “L’anno scorso ho visto uno di coloro che in passato mi hanno interrogato uscire da una banca mentre attraversavo una strada a Teheran. Improvvisamente, ho provato una sensazione indescrivibile. Senza che se ne accorgesse, l’ho seguito per un po’. Dopo dieci anni, appariva un po’ invecchiato. Volevo fotografarlo con il mio cellulare, corrergli incontro, rivelargli la mia presenza e urlagli in faccia tutta la mia rabbia. Ma, guardandolo da vicino e osservando i suoi comportamenti, non sono riuscito a vedere il mostro malvagio che credevo fosse.”

In che modo i governanti autocratici spingono le persone a divenire semplici marionette al servizio delle loro macchinazioni?

Da qui si è sviluppata l’idea del film: “Spinto dalla mia personale esperienza – ha aggiunto Rasoulof – volevo raccontare storie che ponessero semplici domande: da cittadini responsabili, abbiamo altra scelta quando veniamo costretti a far rispettare gli ordini disumani dei despoti al potere? Da esseri umani, fino a che punto dobbiamo essere ritenuti responsabile dell’adempimento ai loro ordini? Di fronte alla macchina dell’autocrazia, quando si ha a che fare con emozioni umane, come si relazionano la l’amore e la responsabilità morale?”.

Il messaggio di “Bella ciao” e la voce delle donne

Le parole universali di “Bella ciao” esprimono nel film la volontà di liberarsi dall’imposizione di un lavoro in cui il padrone è lo Stato che vuole esecutori obbedienti.

Sono parole di donne: nel film una donna osserva che portare il velo costantemente non è divertente, mentre un’altra si fa tingere i capelli dal marito, esprimendo una significativa trasgressione ai dettami di regime.

Il plauso della critica

“Un film insieme poetico e devastante che pone ognuno di noi di fronte alla responsabilità delle proprie scelte”, Jeremy Irons, Presidente di Giuria Berlinale 70

“Fare un film che invita a riflettere sul marciume di un sistema ingiusto mentre si è sotto il fuoco di quel sistema ingiusto è coraggioso e artisticamente potente”, The New York Times

“Un film che parla al cuore e alla mente”, MyMovies

Distribuzione Satine Film