Il riferimento normativo per il turismo accessibile
La necessità di eliminare le barriere architettoniche
Il riferimento normativo per il turismo accessibile. Nel nostro Paese sono circa 3 milioni e 100mila le persone con limitazioni funzionali, pari a oltre il 5% della popolazione (esclusi i bambini sotto i 6 anni di età). Si tratta di numeri molto significativi, che mettono in evidenza la necessità di eliminare le barriere architettoniche – e non solo – che rischiano di complicare la vita di queste persone. Anche in una prospettiva turistica.
Con la legge 18/2009 è stata ratificata la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, all’interno del quale è presente un articolo ad hoc, il n. 30, che si concentra sulla partecipazione allo sport, agli svaghi e alla vita ricreativa e culturale.
In questo articolo si sancisce la necessità di mettere in atto tutte le misure indispensabili per assicurare l’accesso dei soggetti disabili a luoghi in cui siano ospitate attività di natura turistica, ricreativa o sportiva. Proprio per questo motivo, le Regioni e lo Stato sulla base delle reciproche competenze sono chiamati a promuovere progetti inclusivi, a favorirli e a regolarli.
Il Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile
Lo studio di Liligo è un importante punto di riferimento sul tema, mentre sotto il profilo dei principi vale la pena di tornare al Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile: si tratta di un documento che è stato messo a punto da una specifica Commissione nel 2009.
Per quel che riguarda la normativa di settore, invece, è necessario riferirsi al d. lgs. n. 79 del 2011, cioè il codice in tema di ordinamento e mercato del turismo, e alla legge n. 135 del 2001, che riguarda la riforma della politica del turismo.
Il ruolo delle Regioni
Ogni Regione può prevedere delle prescrizioni specifiche che fanno parte di provvedimenti quadro: basti pensare all’azione svolta in tal senso dalla Regione Toscana, che intende garantire la fruizione dell’offerta turistica alle persone con disabilità intellettive, sensoriali e motorie in totale autonomia e in maniera completa, ma soprattutto incentivare una collaborazione fattiva tra gli operatori turistici, gli enti pubblici, le organizzazioni del turismo sociale, le associazioni di persone con disabilità e le autonomie locali.
Preziosa è, in tal senso, la legge regionale n. 86 del 2016, che impone di agevolare la fruizione dell’offerta turistica per gli individui con disabilità tramite la fornitura di informazioni relative all’accessibilità.
Turismo accessibile: le risorse informative
Una delle risorse informative più preziose per chi ha in mente di organizzare un viaggio in compagnia di una o più persone disabili è rappresentata dalla Guida all’ospitalità accessibile che è stata messa a punto da Village for All, al cui interno sono indicate le strutture ricettive che hanno avviato un percorso diretto all’accessibilità: ci sono, in particolare, informazioni relative ai servizi e alle caratteristiche di ogni proposta.
Non solo: è prevista una classificazione sulla base di macro categorie di necessità a cui ci si rivolge, dalle persone con allergie a quelle non vedenti, passando per chi è costretto a seguire specifiche diete alimentari. La presenza di planimetrie per ciascuna struttura e per le relative camere è un ulteriore punto di forza di questo strumento.
Questione di soldi
Il turismo accessibile riguarda circa 10 milioni di persone, tenendo conto anche dei familiari che accompagnano in vacanza le persone con disabili: come si può intuire, quindi, è anche fonte di guadagno, per un giro di affari che potrebbe sfiorare i 28 miliardi di euro, pari a quasi il 2% del Prodotto Interno Lordo del nostro Paese. A essere coinvolte sono il 16% delle famiglie italiane. I problemi più critici non vanno individuati solo nella conformazione delle strutture, che spesso sono inadeguate, ma anche nella mancanza o nella carenza di formazione degli operatori e degli addetti ai lavori.