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Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi

In occasione del Cinquantenario della scomparsa di Roberto Longhi, si è aperta la mostra “Il tempo di Caravaggio”. Capolavori della collezione di Roberto Longhi, curata da Maria Cristina Bandera, nelle sale espositive di Palazzo Caffarelli (Musei Capitolini) a Roma, dal 6 giugno 2020 – 13 settembre 2020. 

Caravaggio “ fece anche un fanciullo, che da una lucertola, la quale usciva da fiori e da frutti, era morso; e parea quella testa veramente stridere, e il tutto con diligenza era lavorato”.

Con queste parole nel 1642 Giovanni Baglioni, pur rivale di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, riconosceva la forza espressiva del Ragazzo morso da un ramarro e la “diligenza“ con cui il pittore aveva reso la natura morta con la caraffa trasparente e i fiori.

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Questo dipinto, composto verso il 1596/ 7 venne acquistato dallo storico dell’arte Roberto Longhi (1890-1970) intorno al 1928 e fu un pilastro della collezione di opere che il grande critico andò costituendo a partire dal 1915/20.

La raccolta – come afferma lo stesso Longhi-“ va dalle tavole primitive alle tele del Seicento e del Settecento, dal Caravaggio ai suoi maggiori seguitatori italiani e stranieri, ai genovesi, ai napoletani[…] e si chiude con esemplari scelti dei maggiori artisti italiani dell’ultimo cinquantennio[…]”

Il Tempo di Caravaggio: la collezione Longhi  

Tra queste il nucleo più rilevante è senza dubbio quello che comprende le opere del Caravaggio e dei suoi seguaci.

Oltre a essere un grande collezionista, Longhi si rivelò, sin dalle prime prove, una figura di primo piano nella vita culturale italiana, sia artistica che letteraria.

Allievo di Pietro Toesca e Adolfo Venturi, egli collaborò con le più prestigiose riviste del tempo dalla Voce (1912-13) all’ Arte (fino al 1925), da Vita artistica (dal 1926) a Pinacotheca (fino al 1929) fino a Paragone da lui fondata nel 1950 insieme alla moglie, la scrittrice Anna Banti. Intuendo la potenza espressiva e la portata rivoluzionaria del naturalismo del Caravaggio, che agli inizi del -900, era “uno dei pittori meno conosciuti dell’arte italiana ”, lo restituì come il primo pittore dell’età moderna.

A partire dalla pionieristica tesi di laurea conseguita a Torino con il Toesca nel 1911 e poi di seguito in una serie di pubblicazioni sui pittori caravaggeschi,  gettò le basi programmatiche di uno studio che realizzo’ nel corso di tutta la vita e che “lo condusse a servirsi di tutte le tracce possibili per la ricostruzione del catalogo del pittore”, come ha affermato Maria Cristina Terzaghi, in “Caravaggio fra copie e rifiuti”.

Egli sviluppò un metodo “formalista” di analisi più attento agli elementi visuali e formali delle opere figurative -linee, masse, volumi, spazi, colori… -e alle relazioni tra opere simili che al loro contesto storico e culturale.

Vicino alla tradizione della “pura visibilità” , si avvalse della sua eccezionale esperienza e sensibilità di “conoscitore” e di un notevole talento letterario per stabilire una sorta di equivalente verbale dell’opera d’arte in una prosa spesso caustica e vivacissima.

Nel prosieguo degli anni, continuando ad occuparsi del Merisi e della sua “cerchia” egli delegittimò la lettura di certi critici che vedevano in Caravaggio l’ultimo dei rinascimentali , riconoscendogli il merito di un “ricominciamento della pittura” grazie al suo nuovo modo di modellare i corpi secondo la luce, alla sua “pittura diretta “, al suo porsi “di fronte al vero”.

E mise in bocca questi stessi principi al Merisi nell’atto di accogliere nei Campi Elisi il Tiepolo in un dialogo immaginifico e magistralmente scritto per la rivista Paragone nel 1951.

Memorabile fu nel 1951 la Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi, tenutasi a Palazzo Reale a Milano, con un afflusso di circa 500000 visitatori , dove Longhi spiegò direttamente al pubblico la grandezza rivoluzionaria del Caravaggio e la sua modernità.

Nella prefazione alla mostra, egli scriveva:”Dopo Caravaggio, i “caravaggeschi”.  Quasi tutti a Roma anch’essi, e da Roma presto diramatisi in tutta Europa. La “cerchia” si potrà dire, meglio che la scuola; dato che il Caravaggio suggerì un atteggiamento, provocò un consenso in altri spiriti liberi, non definì una poetica di regola fissa; e insomma, come non aveva avuto maestri, non ebbe scolari ”.

Il Tempo di Caravaggio e i suoi seguaci 

Oltre al Ragazzo morso da un ramarro e al Ragazzo che monda un frutto, una copia antica da Caravaggio, sono presenti in mostra con l’intento di rappresentare il clima artistico del manierismo lombardo e veneto in cui si formò il Caravaggio, opere di Lorenzo Lotto , di Battista del Moro e di Bartolomeo Passarotti

A seguire sono esposti oltre quaranta dipinti degli artisti che per tutto il secolo XVII furono influenzati dalla sua rivoluzione figurativa.

Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spiccano inoltre opere di Jusepe de Ribera e di Battistello Caracciolo, quest’ultimo tra i primi seguaci napoletani del Caravaggio.

La Negazione di Pietro è poi il grande capolavoro di Valentin de Boulogne, pittore francese amatissimo dal Longhi.

Con opere di rilievo sono presenti anche artisti fiamminghi e olandesi come Gerrit van Honthorst, Dirck van Baburen e soprattutto Matthias Stom.