
“Io sono Leonor Fini”: la mostra che racconta l’universo di un’artista
A Palazzo Reale la pittrice, costumista, scenografa, illustratrice e performer
Io sono Leonor Fini: la mostra offre l’occasione preziosa di conoscere una grande artista e il suo universo visionario e ribelle in un’eccezionale e ricca retrospettiva allestita al Palazzo Reale di Milano fino a domenica 22 giugno 2025, a cura di Tere Arcq e Carlos Martín.
«Sono una pittrice. Quando mi chiedono come faccia, rispondo: “Io sono”». È la sua dichiarazione di esistenza piena e senza compromessi. Pittrice, costumista, scenografa, illustratrice e performer, Leonor Fini intende l’essere come la somma delle infinite possibilità del fare.
Non musa, ma protagonista
Enigmatica e visionaria, mai convenzionale, Leonor Fini si è affermata in un contesto prevalentemente maschile grazie al suo straordinario talento e a una personalità unica. “Io sono Leonor Fini” celebra il suo genio poliedrico e lo sviluppo della sua carriera artistica e intellettuale tra Italia e Francia, ispirata a una libertà creativa che riflette su temi tuttora attuali, come genere e identità, modelli di famiglia, il maschile e il femminile.
Io sono Leonor Fini: il percorso tra arte, moda, cinema, teatro…
L’esposizione presenta oltre 100 opere tra dipinti, disegni, fotografie, costumi e video, in nove sezioni tematiche che delineano un ritratto completo dell’artista, versatile e estranea a ogni classificazione rigida.
Il suo immaginario spazia dalla pittura alla moda, dalla letteratura al teatro: in una delle sezioni sono esposti bozzetti, figurini ed un costume disegnato da Leonor Fini provenienti dall’archivio Storico Artistico del Teatro alla Scala.
Temi ricorrenti sono il macabro e il minaccioso, il rapporto con la sessualità e la famiglia, la rappresentazione del corpo, l’interesse per gli aspetti rituali e i fenomeni di metamorfosi.
Figure femminili primordiali e indomabili
II pubblico è accolto dal dipinto Autoritratto con il cappello rosso e procede nell’incontro con la figura poliedrica dell’artista, attraverso gli anni della formazione tra Trieste, Milano e Parigi, dove Fini stringe relazioni durature con intellettuali e artisti e sperimenta linguaggi, giocando con la sua immagine in una ricerca dell’identità libera da pregiudizi e stereotipi.
Tra reale e immaginario, le sue figure femminili popolano tele dense di mistero, tra sfingi, donne-gatto e uomini ambigui. È un viaggio nell’inconscio, oltre ogni apparenza superficiale in dialogo con i maestri del passato, come Piero della Francesca, Michelangelo e i manieristi, e esplorazioni psicoanalitiche.
Al termine del percorso specchi, fotografie e scritte coinvolgono il visitatore nell’esplorazione e nella riflessione sulla molteplicità dell’io e invitano a scattarsi una foto e a condividerla suoi propri profili social (utilizzando l’hashtag #iosonoleonorfini).
Arte e vita
Leonor Fini intreccia rapporti profondi e complessi con molte personalità artistiche dell’epoca, mantenendo una visione autonoma e rivoluzionaria. Con il pittore Fabrizio Clerici frequenta i circoli intellettuali di Trieste, Parigi, Roma, Milano e oltre. Conosce Man Ray, Dora Maar, Salvador Dalì e il Surrealismo. Per Max Ernst è “la furia italiana”.
Importante è l’amicizia con Leonora Carrington, che incontra a Parigi. Carrington vede in Fini una “strana combinazione di grazia felina e potere amazzone“.
La loro unione affettiva, emotiva, artistica esprime una comunanza di intenti tra anime femminili. Come per Remedios Varo, il loro sguardo controcorrente dà forma all’invisibile e all’inconscio, comunicando una forza che sfida ogni pregiudizio.
Incontri letterari
Fini ha contatti con André Breton, leader del Surrealismo, ma rifiuta le rigide convenzioni del movimento. Ha rapporti di amicizia e scambio creativo con Alberto Moravia ed Elsa Morante, con cui ha un’intensa affinità, testimoniata da un ricco scambio epistolare: «Poi viene Leonor. Le finestre diventano luce, le ragnatele tende preziose di nuvole e stelle, i rami secchi doppieri accesi, e la sera una grande serata; perché Leonor (come le ho detto mille volte e come non mi stancherò mai di dirle) unisce in sé due grazie: l’infanzia e la maestà».
Con Jean Cocteau condivide il gusto per l’arte visionaria e il simbolismo.
Tra cinema e teatro
Amica di Anna Magnani con cui condivide la passione per i gatti, collabora con Federico Fellini per una scena di Otto e mezzo (1963), sebbene non accreditata. Con Pier Paolo Pasolini fa un viaggio a Parigi, tra gallerie e musei, e nasce l’idea di un film, mai realizzato, su un’artista che sfida convenzioni sociali e artistiche.
Luchino Visconti la coinvolge nella creazione dei costumi per produzioni teatrali e liriche, come La Vestale e Il Trovatore. Collabora a decine di produzioni teatrali, operistiche, di balletto e cinematografiche, come per gli splendidi costumi per Tannhaüser (1963) e i bozzetti per le scenografie del Teatro alla Scala.
La moda
A Parigi incontra Christian Dior e Elsa Schiaparelli, che la veste con abiti vistosi e Fini disegna per lei l’iconica boccetta del profumo Shocking, ispirata al busto di Mae West, che anticipa il celebre design di Jean Paul Gaultier. Yves Saint Laurent si ispira a lei per le sue creazioni ribelli ed eleganti. Simonetta Colonna la ricorda «bruna, istrionica, con uno stile sorprendentemente personale».
Il catalogo edito da Moebius illustra tutte le opere in esposizione e oltre a saggi e studi inediti e originali include anche un testo autobiografico che illumina l’intimità dell’artista. Io sono Leonor Fini vi accoglie a Palazzo Reale di Milano fino al 22 giugno 2025

