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La scultura italiana del Rinascimento da Parigi al Castello Sforzesco

Il corpo e l’anima: da Donatello a Michelangelo

Scultura italiana. Nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano sono raccolti oltre sessant’anni di capolavori dell’arte scultorea italiana, dalle opere fiorentine di Donatello di metà ‘400 a quelle dei più celebrati interpreti del Rinascimento, Leonardo e Michelangelo.

In poco più di mezzo secolo i maestri del Rinascimento hanno saputo esprimere “i moti dell’anima”, i tormenti e le tensioni, i palpiti e i desideri, coinvolgendo chi guarda nell’emozione trasmessa dalla materia plasmata.

Sono opere scavate nel marmo, modellate nella terracotta, intagliate nel legno, fuse nel bronzo, in un percorso che culmina nella “Pietà Rondanini”, sulla quale Michelangelo lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1564.

Ammirando queste opere del Rinascimento si colgono le grandi novità portate nell’arte italiana, come l’impulso allo studio dell’anatomia, della prospettiva, dell’ottica, ma anche a quello dell’anima, oggetto di ricerca approfondita attraverso la nascita della fisiognomica e la passione per il grottesco.

È un interesse nuovo per la rappresentazione della figura umana e l’espressione della componente meno visibile dell’uomo: le emozioni, furore o grazia, tormento o estasi che sia.

Nell’interpretazione innovativa degli scultori i movimenti dell’anima si esprimono attraverso i corpi,

Gli artisti indagano la psiche rappresentando figure a riposo o in movimento, mentre lottano o sognano, evidenziando le emozioni, tanto nell’ambito sacro che in quello profano, con soluzioni a volte ferocemente espressive o al contrario dolci e sublimi.

Scultura italiana del Rinascimento: i maestri

Il cuore della mostra si colloca nella seconda metà del Quattrocento, quando i maestri del Rinascimento come Leonardo, Donatello, Raffaello, il Pollaiolo, Michelangelo, il Verrocchio, il Bambaia e molti altri ancora, lavoravano tra Milano, Venezia, Roma, Firenze, ma anche Ferrara, Padova, Bologna.

Si allargava così la geografia del Rinascimento italiano, e dunque del percorso espositivo, verso il nord, accogliendosi sia le innovazioni fiorentine che le tradizioni locali, senza dimenticare l’influenza dell’arte cortese fiamminga e della Borgogna, facendo interagire questi focolai creativi, per dare il via a una straordinaria varietà di linguaggi artistici.

Articolata in quattro sezioni la mostra sviluppa nelle Sale Viscontee pressoché lo stesso percorso ospitato al Louvre. Cambia l’ultima sala: a Parigi vi si potevano ammirare gli Schiavi (o Prigioni) mentre a Milano si conclude con la Pietà Rondanini, entrambe opere inamovibili di Michelangelo.

Scultura italiana del Rinascimento: le quattro sezioni

1. Guardando gli antichi: il furore e la grazia

L’interesse per le composizioni complesse e per l’esasperazione dei movimenti del corpo è documentato attraverso opere di Antonio del Pollaiolo, Francesco di Giorgio Martini, Verrocchio, Leonardo, in cui si esaltano la complessità della forza muscolare, le torsioni del corpo maschile e l’effetto espressivo delle più intense passioni dell’anima, mentre all’opposto si usano eleganti drappeggi per velare/rivelare il fascino della figura umana, attraverso il movimento di abiti e di veli, rappresentando la grazia del nudo femminile e maschile.

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2. L’arte sacra: commuovere e convincere

Nell’opera di Donatello l’emozione e i moti dell’animo sono al centro dell’arte, per toccare profondamente l’animo dello spettatore.

È un vero teatro dei sentimenti quello di gruppi come le “Deposizione del Cristo”. Il pathos religioso s’incarna anche nelle commoventi e popolari figure di Maria Maddalena o di san Gerolamo.

3. Da Dionisio ad Apollo

A inizio del Cinquecento la riflessione sull’antichità classica si esprime nelle opere che riprendono i grandi modelli classici del “Laocoonte” o dello “Spinario”, tra apollineo e dionisiaco.

Come nella pittura del Perugino o del giovane Raffaello, la scultura ricerca una nuova armonia oltre il naturalismo dei gesti e dei sentimenti estremi.

Lo si vede in Veneto e in Lombardia nelle opere di Cristoforo Solari e in Toscana nella bellezza espressiva di Andrea della Robbia.

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4. Roma “Caput mundi”

A partire dalla fine del secolo, Michelangelo a Roma è alla ricerca di una sintesi tra conoscenza scientifica del corpo, ideale assoluto di bellezza e volontà di superare la natura con l’arte.

Lo vediamo nel giovanile “Cupido”, attraverso il titanismo degli “Schiavi” (o “Prigioni”, esposti a Parigi), fino alla sublime “Pietà Rondanini”.

 

Il tema della Pietà è proposto in una video-opera proiettata in loop nella Sala degli Scarlioni, dove si trovava la Pietà Rondanini, in cui è ripresa la rappresentazione teatrale “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori, nella rilettura della Compagnia Tiezzi-Lombardi.

Le 120 opere esposte provengono dai più importanti musei del mondo.

Dal Metropolitan Museum di New York al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Prado di Madrid al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dal Victoria&Albert Museum di Londra al Musée du Louvre e alle raccolte civiche del Castello Sforzesco.

Ora come ha detto l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno sono in quella che è stata per vent’anni la casa di Leonardo.

Il percorso è stato studiato e progettato congiuntamente

da Musée du Louvre e Castello Sforzesco.

L’esposizione è promossa da Comune di Milano-Cultura, Castello Sforzesco, Musée du Louvre e realizzata grazie a Civita Mostre e Musei, con il sostegno di Fondazione Cariplo.

Il corpo e l’anima: da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento – Fino al 24 ottobre 2021

Immagine di copertina @Gianluca Di Ioia