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L’arte antica dell’India illumina la Svizzera

museo d’arte di Mendrisio

L’arte antica dell’India illumina la Svizzera 

Quattordici anni di storia nei capolavori del collezionismo elvetico a Mendrisio

E’ nel museo d’arte di Mendrisio, fondato nel 1982 negli spazi di un antico convento, in cui gusterete tutta la magia dell’antica Arte Indiana fino al 26 gennaio 2020.

L’arte indiana, sostenuta da profonde teorie estetiche, esoteriche e animata dal senso del divino, ha sempre elogiato e riprodotto la natura e la sensualità attraverso immagini, sculture e templi, donando a noi occidentali la sorpresa del senso della vita e della sua intrinseca potente energia.

Il curatore della mostra, Christian Luczanits, che è uno dei più noti esperti di arte indiana e tibetana, ha suddiviso il percorso stilistico delle sculture in mostra in un arco di quattordici secoli (II A. C.-XII D. C.).

Una vera narrazione artistica che ci riporta alle antiche vestigia dei primi insediamenti dei popoli della valle dell’Indo dal Pakistan e l’Afganistan, fino allo stato del Bihar, nell’India nord orientale, percorrendo anche il centro e il sud nello stato del Tamil Nadu.

La mostra

Pilastri e architravi di “Stupa”, i templi buddisti

L’arte antica dell’India illumina la Svizzera

Il percorso stilistico della mostra ci riporta alle antiche dinastie che regnarono in questo immenso paese. Dell’antico impero Kushana che si estendeva dall’Afganistan oltre la valle del Gange, possiamo ammirare i pilastri delle balaustre degli antichi Stupa, i templi buddisti che si erano diffusi in India soprattutto durante il regno Mahuria per opera dell’imperatore Ashoka che promosse in India grandi cambiamenti religiosi e artistici.

In mostra i pilastri-scultura raffiguranti le Yaski, provenienti da Mathura, nello stato dell’Uttar Pradesh, dal I sec. A. C. fino al II sec. A. C., in arenaria rossa, figure mitologiche, raffiguranti la dea madre natura, formulata per la prima volta nella Valle dell’Indo e poi filo conduttore dell’arte indiana.

Questi pilastri sono una rarità,

poiché fanno parte di una recinzione che circonda il tempio

costruito intorno alle reliquie del Budda.

Sempre da Mathura, possiamo vedere in mostra altri frammenti di pilastri appartenenti ai templi, in cui sono rappresentati anche motivi floreali e animali come il leone e l’elefante e creature animali più leggendarie come mostri marini simboleggianti l’acqua, necessaria all’agricoltura.

Molto interessanti sono i kinnara,  figure di metà uomo e metà uccello inserite vicine alla ruota che nel linguaggio buddista simboleggia la legge del Dharma, ovvero ciò che determina tutte le cose, l’ordine cosmico che mantiene la società nel suo assetto e ne permette il funzionamento.

Animali leggendari

L’incantevole immagine del Vyala, animale mitologico tipico dell’arte Indiana, lo possiamo trovare nella forma scultorea. Quello in mostra del IX-XI secolo D. C., è tipico dell’India centrale. Ha un corpo leonino e la testa di altri animali.L’arte antica dell’India illumina la Svizzera

Il leggendario Vyala ha potuto trasformarsi invece nell’India meridionale in altre iconografie immaginarie, dove la testa è di elefante o di leone. Tali animali sono spesso rappresentati sulle pareti del tempio e simboleggiano le sfrenate forze della natura.

Poteri femminili

Con il pieno sviluppo del Tantrismo, indirizzo di pensiero che ha influenzato tutti i grandi sistemi religiosi dell’India (induismo, buddhismo, jainismo) e che, come componente del buddhismo, è presente anche fuori dall’India, soprattutto in Tibet, in Cina e in Giappone, la figura femminile acquistò grande rilevanza per i suoi poteri di benevolenza e creazione rappresentati in mostra dalla dea Parvati che solitamente viene raffigurata abbracciata al suo sposo Siva, o anche per i suoi poteri distruttivi, Durga e Kali, la parte forte e aggressiva dello stesso archetipo femminile.

In genere rappresentate con corpi sensuali e benevolenti

sono comunque adorate per i loro poteri di abbondanza, regalità e fertilità.

Altro esempio in mostra di grande antichità è la dea Gaja LaKsmi. dell’India settentrionale, V secolo D. C. . Fu rappresentata anche su monete e rilievi in pietra.

La dea è raffigurata su un rilievo in terracotta nella gestualità tipica di alzare la mano destra nel gesto dell’argomentazione dal nome (vitarkamudra), ove per mudra si intendono tutti i gesti tipici delle mani nella cultura filosofica indiana che vengono utilizzate anche nelle pratiche yoga come movimenti per accumulare o distribuire meglio la nostra energia vitale.

Anche Tara verde, è una dea rappresentata in scultura, proveniente dal Bihar del XII sec. D. C. realizzata in fillade, un materiale molto simile all’ardesia. Compie un gesto di grande significato per la religione Buddista.L’arte antica dell’India illumina la Svizzera

La dea siede su un loto a doppio petalo e tiene le mani nel gesto dell’insegnamento, (dharmacakramudra) per esporre le quattro nobili verità, dando così inizio all’insegnamento del Dharma.

Nel percorso espositivo troviamo molte altre sculture che riproducono le dee nei loro sensuali movimenti. Tutto il materiale esposto è ben documentato da didascalie e luoghi di provenienza delle opere per darci un’idea della vastità del territorio e dei ritrovamenti realizzati in questi anni.

Rappresentazioni del Budda e storie della sua vita

Molto interessanti le stele che rappresentano il Budda Sakyamuni. Provenienti entrambe dal Bihar, del IX e del XI sec. D. C., scolpite in arenaria grigia e in fillade.

Come per la maggior parte degli eventi che raccontano la sua vita, il Budda siede maestosamente sul sedile di loto, sorretto da un trono leonino. Tocca con la mano destra la terra per testimoniare il suo risveglio, e l’altra mano in segno di meditazione.

La scena in cima alle stele simboleggia il parinirvana, cioè il budda sdraiato sul letto che ricorda il momento in cui entra in nirvana.

Per finire, una mostra molto curata nei particolari e nella comunicazione delle sue opere, in grado di fornire anche al visitatore meno avvezzo della cultura indiana un’informazione precisa dei luoghi e dei periodi storici in cui questa meravigliosa arte è sorta.

Museo d’arte di Mendrisio
fino al 26 gennaio 2020
Piazzetta dei Serviti 1
058 688 33 50

Orari
ma-ve 10.00-12.00 e 14.00-17.00
sa-do 10.00-18.00
lunedì chiuso
Costo biglietto intero 10 euro, ridotto 8 euro
Visite guidate di gruppo su richiesta con guida storica