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“One second”, di Zhang Yimou: il cinema supera ogni difficoltà

Alla ricerca di una bobina perduta e misteriosa.

“One second”, di Zhang Yimou: il cinema supera ogni difficoltà

One second, di Zhang Yimou, Cina 2019 – Nei cinema dal 16 dicembre 2021

One second si svolge nelle regioni interne e desertiche della Cina, durante la rivoluzione culturale (1966-76): tra le infinite dune sabbiose l’evaso e l’orfana non si conoscono, ma intrecciano i loro percorsi.

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Mentre gli abitanti del villaggio attendono con impazienza la proiezione di un film di propaganda sull’eroica storia della rivoluzione, le bobine del film e del cinegiornale attraversano numerose peripezie e affrontano difficoltà a ripetizione, prima di raggiungere la loro destinazione…

“One second“ è la durata di un fotogramma fugace

Zhang, prigioniero in un campo di lavoro nello sperduto distretto 1, vuole assolutamente vedere il cinegiornale 22: gli hanno detto che vi compare la figlia, pur se di sfuggita, mentre dà il suo fragile contributo di adolescente alla campagna agricola, quella figlia che non lo vuole più incontrare perché lo considera indegno.

Il dramma affettivo di un padre è il “macguffin” (per citare Alfred Hitchcock), il pretesto che dà l’avvio alle peripezie del film, che sono centrate sulla straordinaria potenza del cinema e sull’amore che desta nel pubblico popolare.

Le scene più straordinarie che restano nella memoria sono quelle della pellicola danneggiata dipanata su lunghi fili che viene amorevolmente lavata e poi asciugata con i ventagli per recuperarla alla proiezione.

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E quando finalmente verrà proiettato il film “Eroic Sons and Daughters” (un film di guerra del 1964 diretto da Wu Zhaodi) si vedrà tutta la passione e partecipazione degli spettatori che riempiono la sala, aggrappati ovunque, anche sul retro del palco e del telo di proiezione, in un abbraccio avvolgente che dà il senso di quanto il cinema sia vita.

La prima parte del film è un inseguimento

tra piste che corrono nel deserto,

alla ricerca di una bobina perduta e misteriosa.

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Vogliono accaparrarsela sia l’evaso Zhang che Liu, un’orfana che vuole proteggere il fratellino studioso e angariato da un gruppo di bulli.

La pellicola deve servire per ricostruire un paralume che il piccolo ha involontariamente danneggiato e che deve restituire.

Il film da proiettare, l’epico e propagandistico “Eroic Sons and Daughters” e il cinegiornale n 22 che lo accompagna assumono così molteplici funzioni e significati.

Oggetto del desiderio che tutti vogliono raggiungere per primi; talismano misterioso e magico, poiché non si sa cosa effettivamente contenga la bobina che è stata trafugata da Liu; strumento del potere di “Mister film”, il proiezionista, il solo in grado di rendere visibili i sogni e che su questo ha costruito la sua autorevolezza nel villaggio e all’interno del Partito; simbolo dell’amore paterno per Zhang, come una vecchia foto che riattiva memoria e affetti; prospettiva di un futuro migliore per Liu che vorrebbe garantire al fratello la possibilità di studiare.

 “One second”: la pellicola è il filo conduttore del film

All’inizio la pellicola è chiusa nelle bobine che conservano le 5 sezioni del film “Eroic Sons and Daughters”, mentre la 6.a contiene il cinegiornale n.22, il vero interesse di Zhang.

La pellicola la vedremo rovinosamente srotolata nella polvere e trascinata dal carretto del figlio disabile di Mister Film; in seguito sarà amorevolmente sottoposta al recupero condotto dalle mani gentili delle donne.

Finalmente viene inserita nel proiettore da cui si origina il racconto delle eroiche vicende della rivoluzione culturale, che fanno sognare il villaggio intero.

L’amore per il cinema è il centro di tutto, visto sia nella la sua materialità che nella sua capacità immateriale di creare mondi immaginari lontani e straordinari, ma coinvolgenti e capaci di cambiare la vita delle persone.

É una dichiarazione d’amore del regista, che cita nel suo film tanti momenti della storia del cinema: dai folli e surreali inseguimenti iniziali che ricordano le comiche del muto, ai dialoghi basati sull’equivoco come nella classiche commedie hollywoodiane di guerra tra i sessi, ricalcate nella divertente sequenza sul camion.

E poi i richiami al cinema esotico d’avventura statunitense degli anni Trenta e dei fratelli Cohen, alle citazioni del neorealismo, attraverso il cui sguardo Zhang Yimou racconta con partecipazione la povertà della Cina al tempo della rivoluzione culturale.

Sembra che proprio l’efficacia della rappresentazione di questa fase della storia cinese abbia spinto a ritirare il film dal festival di Berlino del 2019, ufficialmente per “problemi tecnici di post-produzione”.

Forse avrebbe anche vinto, ma gettando un’ombra sulle celebrazione del 70° anniversario di fondazione della Repubblica popolare Cinese, per cui si preferiva non ricordare i periodi bui.

Il regista e gli interpreti

Yimou torna alle atmosfere di villaggio di La storia di Qiu Ju e Non uno di meno, alla magia della luce di Lanterne rosse, tra i suoi film più celebrati.

Gli interpreti danno grandi prove di recitazione nel delineare il rapporto tra padre e figlia che via via va approfondendosi tra l’operaio di Zhang Yi (già diretto da Zhang Yimou in Al di là delle montagne) e l’orfana di Liu Haocun.

Nonostante un passo falso nel secondo finale che appare pleonastico, One second di Zhang Yimou si aggiunge ai grandi film sulla ”magnifica ossessione” celebrando l’amore per il cinema, fabbrica di illusioni che dà la vita e l’eternità.

Regia Zhang Yimou | sceneggiatura Zhang Yimou, Zou Jingzhi | direttore della fotografia Zhao Xiaoding | art director Lin Chaoxiang | Suono Tao Jing | musica Lao Zai | montaggio Du Yuan | produzione Huanxi Media Group Limited, Edko Films Limited | prodotto da Dong Ping, Bill Kong | distribuzione italiana Fenix Entertainment e Europictures.