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Parma, capitale di cultura: dai Farnese al Museo Guatelli

Parma, capitale di cultura: dai Farnese al Museo Guatelli

Parma, capitale della cultura nel periodo del lock-down, è città talmente ricca di bellezza, arte e storia da meritare esplorazioni infinite.

In questi mesi offre un itinerario pieno di contrasti che ne arricchiscono l’immagine e fanno conoscere la sua storia e cultura, dall’epoca gloriosa della signoria dei Farnese al mondo contadino radicato nei campi e sui crinali delle colline dove si trova il Museo Guatelli, passando per il Palazzo dell’Agricoltore.

Nel centro della città si incontra la mostra dedicata alla famiglia Farnese nel complesso monumentale della Pilotta: I Farnese. Architettura, Arte, Potere. Sino al 31 luglio.

La straordinaria affermazione della casata nel contesto politico e culturale europeo, dal Cinque al Settecento è documentata nelle sale e nella biblioteca dove si ammirano le collezioni Farnese, trasferite nella Galleria di Capodimonte di Napoli dopo l’avvento dei Borbone a Parma.

Sono capolavori di oreficeria e scultura, grandi tavole di artisti come Tiziano e i Carracci, oltre 300 opere provenienti da collezioni italiane ed europee.

E alla fine il teatro Farnese, di grande suggestione e fascino.

Le composizioni di Nick Nelson al Palazzo dell’Agricoltore

A due passi dalla Pillotta, un altro incredibile spazio si offre a un’esplorazione verticale: è il Palazzo dell’Agricoltore, un edificio di cinque piano ormai abbandonato e in attesa di nuova vita, che ospita l’istallazione The House of the Farmer di Nick Nelson, fino al 12 giugno.

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Il palazzo dal 1939 fu sede della corporazione delle attività agricole sotto il governo fascista. Nella scala monumentale e nei saloni vuoti Nelson ha collocato composizioni realizzate con rocce, tronchi d’albero, rami e radici provenienti dalla ripulitura di una collina.

Osserva l’artista che “il recupero di questi elementi naturali … sembra stranamente commovente in un simile edificio”.

Nelson continua: “Artisticamente le forme naturali incorniciate contro le linee severe e brutali dell’architettura del palazzo si completeranno, le impiallacciature e i pavimenti in marmo guarderanno e sosterranno i loro parenti indisciplinati: le rocce sparse sul pavimento”.

E conclude: “Mentre le pesanti porte di legno faranno da guardia ai rami contorti e alle radici degli alberi, di cui sono fatti”.

Dalle finestre delle sale all’ultimo piano i rami secchi si stagliano sulle cupole, i campanili, i tetti della città e in lontananza le colline.

Fuori Parma

Ed eccoci a Collecchio, tra le colline parmensi, per visitare il Museo Ettore Guatelli

Tutti sono capaci di fare un museo con le cose belle, più difficile è crearne uno bello con le cose umili come le mie”- Ettore Guatelli.

Il Museo Ettore Guatelli racconta la cultura contadina, nella sua quotidianità e concretezza attraverso una straordinaria raccolta di oggetti usati, consumati, impregnati della vita di coloro che li hanno tenuti tra le mani, da cui li ha raccolti con passione e amore il maestro Ettore Guatelli.

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Nelle campagne povere degli anni ’40 e ’50 nulla veniva buttato, ogni oggetto veniva trasformato e adibito ad altro uso.

Guatelli ha esposto gli strumenti del lavoro, le scatole di latta, i giochi dei bambini fatti con materiali riciclato negli scaffali e alle pareti di quella che era la casa di famiglia e negli edifici agricoli annessi.

Oggetti d’uso quotidiano nella storia

Un vecchio scarpone è il simbolo del museo.

Duplicato in una splendida foto in bianco e nero che lo nobilita, lo scarpone mostra la sua resistenza, rinato dopo ogni riparazione condotta sulla tomaia e sulla suola, in un tempo in cui si andava a piedi scalzi per non consumare le preziose scarpe.

Le famiglie contadine povere non buttavano nulla. Ogni oggetto era prezioso per la funzione che svolgeva e oggi per il valore di testimonianza di una storia e di una cultura.

Il visitatore si stupisce della quantità di martelli, pinze, pale, forbici, botti, ecc. collocati armoniosamente alle pareti, in forme geometriche che esaltano la loro prosaica bellezza.

Accanto agli strumenti d’uso quotidiano si notano una testa di leopardo o una conchiglia. O i manifesti degli spettacoli ambulanti dell’uomo con la scimmia o con l’orso.

E poi i reperti bellici, come gli elmetti abbandonati dalle SS in fuga e trasformati in recipienti, usati per lo svuotamento della fossa biologica, il rudimentale servizio igienico delle case di campagna, in un contrappasso ironico e tragico al tempo stesso.

Ettore Guatelli, collezionista e maestro

Collezionista di cose e di storie, è stato apprezzato da intellettuali, artigiani, rottamai e poeti come Attilio Bertolucci o cineasti come Bernardo, che ha riempito di oggetti della collezione il set di “Novecento”.

Guatelli ha fatto per tutta la vita il maestro elementare e usava i suoi reperti per fare scuola.

Oggi il museo mette a disposizione delle scuole “Il laboratorio delle cose”, dove gli studenti possono costruire animali o oggetti assemblando materiali poveri e di recupero.

É sempre il momento per una visita a Parma e dintorni, tra aree naturalistiche e i piaceri dell’enogastronomia.