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Raffaello, il Giovane Prodigio e la sua arte sublime

Raffaello e la Grande Arte al Cinema

Cinquecento (e uno) anni fa moriva Raffaello, uno dei più grandi artisti italiani di tutti i tempi.

Tra i tanti guasti prodotti dalla pandemia, anche questo: la messa in pausa delle tante celebrazioni che la ricorrenza avrebbe meritato.

Ma ora che finalmente sale cinematografiche e i musei tornano ad aprire, Sky e Nexo Digital hanno scelto di ripartire proprio col recupero del progetto Grande Arte al Cinema: un docu-film nel quale si ripercorrono arte e vicende umane dell’artista.

Il taglio del film è particolare: affidato alla voce narrante di Valeria Golino, Raffaello ci viene raccontato soprattutto attraverso l’evoluzione dei suoi straordinari ritratti femminili.

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©Fabio Lovino

Sottolineano e enfatizzano il racconto, alcuni stacchi con animazioni realizzate dall’illustratore Giordano Poloni.

Le donne di Raffaello

Le donne dunque: l’amante, la committente, la dea: le ‘protagoniste’ della vita di Raffaello e della sua continua ricerca della bellezza assoluta.

La madre anche, certo. A otto anni Raffaello la perse e si dice allora che il padre, Giovanni Santi, ritrasse la moglie nelle vesti di una Madonna che fa addormentare il proprio bambino, mantenendo vivo nel figlio il suo ricordo.

La Madonna e il bambino diventano così temi portanti di tutta la carriera di Raffaello e, insieme ai ritratti femminili, sono quelli che meglio raccontano la sua straordinaria abilità di interpretare la bellezza.

La sua ricerca parte da figure realmente esistite per approdare a una bellezza ideale: La Muta, Dama con Liocorno, La Velata, La Fornarina sono tra i suoi ritratti più celebri, tracce evidenti della sua continua capacità di mutare, come i grandi artisti contemporanei.

 

Raffaello figura versatile

Pittore del Papa, conservatore delle antichità, archeologo-esploratore che discende in un’oscura Domus Aurea, Raffaello è inoltre una figura versatile e piena di ingegno, capace di diventare un punto di riferimento a tutto tondo per i suoi contemporanei e per le generazioni successive.

Le sue opere celano tuttora molti dubbi e misteri, ma sono anche riuscite, nel corso dei secoli, a tramandare un canone di bellezza e una sensibilità di forte attualità.

Alla fine della II Guerra Mondiale, lo scrittore di origini ebree Vasilij Grossman, autore del capolavoro Vita e Destino, nel guardare l’espressione della Madonna Sistina e del bambino, riconobbe il volto delle madri e dei figli vittime dell’Olocausto.

Famosa è l’epigrafe che si trova sulla sua tomba : “ Qui giace Raffaello : da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta; ora che egli è morto, teme di morire “ .

Siamo al Pantheon, a Roma.

Quella Roma in cui per alcuni anni si sfiorarono vite e percorsi artistici di Michelangelo, Leonardo e Raffaello: forza e potenza, universalità geniale e introspezione, grazia, dolcezza e bellezza assoluta.

Miracoli che la storia può ripetere: pensate a Picasso, Matisse e Modigliani nella Parigi del primo Novecento. Un po’ come se Pelè, Cruijff e Maradona avessero giocato una stagione nella stessa squadra.

Ma questo fu un miracolo tutto italiano,

proprio come quell’incredibile e insuperata esplosione

che fu il nostro Rinascimento

e Raffaello ne fu meteora luminosa.

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