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Gusto

Scoperto sito archeologico nella cantina Tinazzi di San Giorgio in Puglia

Vino e archeologia

Scoperto un sito archeologico nella Cantina San Giorgio dell’Azienda Tinazzi in Puglia composto da una piccola necropoli e una grotticella probabilmente risalenti al periodo alto medievale.

Nell’antica tradizione veronese i ‘tinazzi’ erano recipienti simili a botti dove si metteva a fermentare l’uva pigiata, quindi parliamo di una famiglia legata al vino persino nell’origine del cognome; questo curioso aneddoto è parte della storia dei Tinazzi, che iniziò alla fine degli anni ‘60 a Cavaion Veronese grazie all’impegno e alla passione del capostipite Eugenio Tinazzi.

Gian Andrea, figlio del fondatore, all’epoca solamente diciottenne, seguì subito il padre nella conduzione dell’impresa e allargò progressivamente gli orizzonti dell’azienda, sia in termini di produzione, sia di mercati: intraprendente e attivo, trasformò negli anni l’Azienda di famiglia da realtà locale che vendeva vini veneti D.O.C. a piccole realtà del lago di Garda, all’attuale importante Gruppo sviluppato tra l’originario Veneto e la Puglia.

Una piccola necropoli nella nuova Cantina San Giorgio di Tinazzi

In questa regione del Sud Italia, dotata di grande carattere e di crescenti potenzialità produttive e qualitative, i Tinazzi sono presenti dal 2001, con la prima tenuta Feudo Croce, dove nascono vini d’alta qualità, venduti in oltre 30 Paesi nel Mondo.scoperto-sito-archeologico-nella-cantina-tinazzi-di-san-giorgio-in-puglia

Proprio qui, in località Fornovecchio, nel corso degli scavi effettuati per la nuova sede della Cantina San Giorgio, l’altra tenuta tarantina di proprietà della famiglia, è stato scoperto un sito archeologico composto da una piccola necropoli e una grotticella, molto probabilmente risalenti al periodo alto medievale e anche qualche frammento di materiale ceramico più antico.

Un ritrovamento che ha emozionato la famiglia Tinazzi, che si è affidata all’esperienza dell’Archeoclub d’Italia Onlus di Carosino e dei territori del Mesochorum per scavare nella storia di una terra che nel tempo non è stata solo in grado di produrre ottimi vini, ma anche di realizzare opere d’arte dall’inestimabile valore storico.

Ha poi deciso di dare vita al progetto archeologico di San Giorgio, lanciato nel giugno 2019 con un’Archeo-cena, che unisce la passione per la storia di questa parte di Salento alla promozione di eccellenze che creano valore, come il lavoro degli archeologi che collaborano a esso: una filosofia aziendale che, oltre a produrre vino, è quella di creare qualcosa di bello per la comunità tramite la riqualificazione del luogo partendo dalla sua storia.

La Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio, ha rilasciato lo scorso anno l’autorizzazione alla pulizia e al rilievo del sito archeologico da parte dell’Archeoclub di Carosino, di cui la San Giorgio è diventata socia sostenitrice.

I lavori, guidati dal presidente Angelo Campo, sono momentaneamente fermi per l’emergenza sanitaria in corso, ma si spera che possano ripartire al più presto per consentire il proseguimento degli scavi e la messa in sicurezza per le visite guidate.

L’azienda, divenuta una delle più interessanti realtà della viticoltura italiana, con oltre 100 ettari di vigneti di proprietà e un’ampia proposta di iniziative legate alla cultura contadina e all’accoglienza, si è vista assegnare importanti premi internazionali, come i riconoscimenti delle rinomate riviste Wine Spectator, Wine Enthusiast e Decanter.

Tra le etichette di punta della Cantina San Giorgio: Primitivo di Manduria Diodoro, il Negramaro del Salento Lattanzio e la Malvasia Nera del Salento Tiranno.

Degustare i vini in un sito archeologico

sarà senz’altro un’esperienza unica e indimenticabile!