Ulisse. L’arte e il mito. La mostra ai Musei San Domenico di Forlì
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Ulisse. L’arte e il mito. La mostra ai Musei San Domenico di Forlì

il viaggio di Ulisse come viaggio dell’arte 

A Forlì sbarca l’eternità del viaggio: la mostra di Ulisse al San Domenico tra “l’arte e il mito

La nuova grande esposizione ai Musei San Domenico di Forlì presenta oltre 200 opere tra le più significative di ogni tempo. Dall’antico al Novecento. Pittura, scultura, miniature, mosaici, ceramiche, arazzi e opere grafiche ricomprendono il viaggio di Ulisse come viaggio dell’arte.

Dopo il lungo lockdown il museo ha riaperto i battenti, con una proroga fino al 31 di Ottobre e uno slittamento degli orari per venire incontro alle esigenze “estive” e approfittare delle ore più fresche della giornata, quelle della sera, mentre le luci del centro di Forlì (distante appena un centinaio di metri) si accedono e illuminano la città.

UNA STORIA CHE NASCE NELLA CULLA DELL’OCCIDENTE

Gli occhi bianchi del cavallo di Troia, di fronte all’ingresso, accompagnano in silenzio le auto che parcheggiano e i primi passi dei visitatori che fanno la fila per la biglietteria: dalla piazza Guido da Montefeltro, infatti, ha inizio la rassegna, un allestimento che comprende più di 200 opere provenienti da tutto il mondo, dal museo d’Orsay all’Australia, opere raccolte nella provincia romagnola per raccontare una storia, una delle più remote (e conosciute) di tutto l’occidente.

OGNI STORIA CHE SI RISPETTI PARTE DAL PRINCIPIO

Parte cioè dallo scheletro della più antica nave greca mai ritrovata, una delle più grandi scoperte subacquee dell’intero patrimonio archeologico, dove quasi si intravedono le ombre dei marinai che si agitano sul legno, e Ulisse in mezzo a loro navigare sul pavimento di basalto della chiesa.

Intorno allo scafo di legno, disposte nelle cappelle illuminate della chiesa di San Giacomo, un Pantheon di statue in marmo nero raffiguranti Ares, Atena, Afrodite, che quella nave l’hanno accompagnata con lo sguardo lungo tutto il mar Mediterraneo, e in fondo, in corrispondenza dell’abside, il cavallo statuario di Mimmo Paladino.

Inizia qui il percorso della mostra forlivese, costruita intorno a un’idea forte, innovativa.

Come conferma Gianfranco Brunelli, curatore a nome della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì: ‘Una mostra che evidenzia come dalla diretta relazione tra arte e mito, attraverso la figura paradigmatica di Ulisse, nasca e si rinnovi il racconto. Perché l’arte, figurandolo, ha trasformato il mito. E il mito ha raccontato la forma dell’arte.’

Un concetto che fa da leitmotiv per tutto il percorso: scopo dell’allestimento è dimostrare come il mito più antico del mondo, quello del viaggio, si sia evoluto di pari passo con l’immaginario degli artisti, perché il focus non è intorno all’opera d’arte come figura a sé stante: tra le sale sono evidenti le connessioni che animano e rinnovano la storia di Ulisse.

Così, dalle ceramiche pre-cristiane al calco del XVIII secolo del Lacoonte esposto ai Vaticani, dalle opere moderne di Klinger fino alla sirena con chioma rossa e coda scintillante di John William Waterhouse, lo “spettatore” (perché di spettacolo si tratta) vede di quadro in quadro, di statua in statua, il mito che accompagna la storia dell’uomo, si trasforma per rimanere sempre se stesso, perché Circe, per quanto cambi abiti, acconciature e colori, rimane sempre Circe, splendida maga e tentatrice, e così Ulisse.

Dalla mitologia greca all’Inferno di Dante, dalle leggende romane al romanzo di Joyce.

LA TESTIMONIANZA DI UN EROE SENZA TEMPO

Perché Ulisse, o Odisseo che dir si voglia, da tremila anni si è fatto carico dei sogni e delle aspirazioni dell’umanità stessa, diventando archetipo, esempio di curiosità che sfida il divino, e dal divino viene punito, ma che resiste e non si piega, perché ‘fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e canoscenza’; esempio talmente forte da trasformarsi ed evolversi anche nel Novecento, secolo della modernità e della scienza, quando diviene simbolo delle inquietudini esistenziali ed artistiche, ben rappresentate nell’ultima sala del San Domenico, dove lo spettatore si trova di fronte a La musa metafisica di Carlo Carrà,

Le muse inquietanti di Giorgio de Chirico e Ulisse di Arturo Martini, le braccia protese al cielo, forse ad invocare quegli dei che sono lontani, fermi alla prima sala, intorno allo scafo di una nave di 2600 anni fa.

Ulisse. L’arte e il mito
Forli, Musei San Domenico, 15 febbraio – 31 ottobre 2020
web: www.mostraulisse.it
fb: @mostraUlisseForli
catalogo: Silvana Editoriale

Testo di Luca Baldacci