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Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale: un’imperdibile mostra sul vulcano

Napoli e il suo Vulcano

Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale: una grande mostra sul vulcano di Napoli, presso la Certosa e il Museo di San Martino, fino al 20 settembre 2019

« Come si sente chi abita affacciato sugli scheletri di Ercolano, il patriarca, la giovane figlia il suo bambino ancora nella pancia, negli ultimi istanti prima che il fango incandescente li seppellisse? Dai morti sulla spiaggia di Ercolano ai vivi per le strade, in pochi altri luoghi del mondo si percepisce come qui, lo stretto legame col destino.” ( Vesuvio Universale, di Maria Pace Ottieri)

Questi interrogativi potrebbero affacciarsi al visitatore che intraprenda a Napoli la visita alla mostra Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale, presso la Certosa e il Museo di S Martino, aperta al pubblico fino al 20 settembre, curata da Anna Imponente in collaborazione per la parte storica con Rita Pastorelli.Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale

La paura ancestrale del Vulcano 

In circa 100 opere dal Cinquecento ad oggi si racconta ” la paura ancestrale del Vulcano incombente sulla città, montagna di fuoco che distrugge, ma che diventa vitale e rigeneratrice”.

Il titolo mette insieme quello della mostra di Stefano Di Stasio, “Vesuvio quotidiano” (realizzata a San Gemini nel 2016) e quello del recente libro di Maria Pace Ottieri “Vesuvio universale”. I due termini contrapposti offrono l’idea “della terribilità di una natura incombente e di una socialità che si sviluppa per esorcizzarne il pericolo”.

La combinazione del Vesuvio “reale” con il Vesuvio nell’arte – osserva Anna Imponente – è possibile solo qui. Questa contaminazione tra letteratura e arte è la metafora tra il tempo reale (le eruzioni successe nei secoli) e il tempo universale (l’arte)”.

Il Vesuvio e le sue eruzioni 

Introducono alla mostra le due sculture dell’artista iraniano Bizhan Bassiri (2006) “Meteoriti ” e la sua installazione “Evaporazione rossa” (2013), astro solenne che domina la navata della Chiesa della Certosa. La pregevole stampa di Athanasius Kircher, tratta da Mundus supterraneus (Amsterdam, 1665),  presenta l’ immagine di un Vesuvio in sezione.

La mostra prosegue con le raccolte storiche delle eruzioni nel loro succedersi nel tempo, come quella del 1631 nell’emblematico dipinto “L’Eruzione del Vesuvio del 1631″ di Domenico Gargiulo (detto Micco Spadaro). L’eruzione del 1872 è documentata dai dipinti dal vero di un giovane ed emozionato Giuseppe de Nittis.

Il XVIII secolo vede definitivamente rinsaldarsi l’immagine del Vesuvio con la città di Napoli, sia per il susseguirsi di ben sedici eruzioni, sia per il ritrovamento di Ercolano e Pompei durante il regno di Carlo di Borbone.

Al Vesuvio – “ autore del seppellimento di tali luoghi” – viene infatti riconosciuto il merito di avere preservato la civiltà greco-romana, insomma un ruolo buono!

A partire dal ‘700 inizia un flusso costante di visitatori (e le guide fanno affari d’oro!): salgono verso il suo cratere studiosi di scienze, tra cui molti ecclesiastici, spinti da uno spirito di ricerca laico e illuminista; artisti italiani e stranieri amanti del Grand Tour, che riprendono con precisione ed esattezza immagini pirotecniche del vulcano da diverse angolazioni.

Pregevoli, tra le altre, le cinque tele di Pierre J. Volaire con “L’eruzione del 1767 dal Ponte della Maddalena”. Salgono anche curiosi e gente comune. Insomma il Vesuvio entra nell’immaginario dei napoletani e in quello universale.

Per tutto lo svolgimento del percorso, sono presenti, in dialogo con le opere antiche, circa 50 opere di artisti contemporanei italiani e stranieri.

Viene esposto qui per la prima volta un corpus di circa cento gouache, acquerelli e stampe, consacrati all’immagine del Vesuvio, donati nel 1956 da Aldo Caselli. Tra le presenze più prestigiose ricordiamo Leoncillo Leonardi con le sue terrecotte smaltate della fine degli anni Cinquanta; Alberto Burri con “Tutto nero” (1956); il ritratto “Vesuvius” (1985) di Andy Warhol che ritrae il vulcano “più grande del mito, una cosa terribilmente reale”; “Senza titolo” (1996) di Jannis Kounellis, dove la naturalità della materia povera viene resa dall’elemento carbone; in “Odi navali” (1997) ’artista tedesco Anselm Kiefer, esplora il tema del mare minaccioso e in tempesta.

Tra i tanti artisti presenti, segnaliamo Stefano di Stasio i cui dipinti si caratterizzano per un ritorno all’immagine tra simboli e metafore.

Una sezione fotografica 

Arricchisce l’esposizione una sezione fotografica con foto di Antonio Biasiucci, che con “Magma” offre uno screening di immagini, rigorosamente in bianco e nero, sul Vesuvio e sui vulcani attivi in Italia, frutto di una collaborazione decennale con l’Osservatorio vesuviano.

Con “Volcano”, Maurizio Esposito, documenta i roghi che nel 2017 hanno devastato il Parco nazionale del Vesuvio. Infine chiude la mostra una “cartolina” di Riccarda Rodinò di Miglione, in cui, grazie ad un gioco di riflessi, dalle acque del Golfo emergono due labbra sensuali.

Come esprimere, meglio di Maria Pace Ottieri, le sensazioni del nostro visitatore alla fine del percorso?

“….ciascuno dei passanti è il frammento pulvisculare di un evento naturale che potrebbe inghiottirlo nel fuoco o nell’acqua, per farlo riaffiorare dalla cenere come esemplare della vita di un’epoca di cui solo si saprà in virtù della catastrofe.”

Vesuvio quotidiano_Vesuvio universale
Certosa e Museo di San Martino, Napoli

fino al 29 settembre 2019 – 9.30– 17.00 (ultimo ingresso alle ore 16.30)