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“Quo vadis, Aida?” – una corsa dentro la storia della ex-Jugoslavia

“Quo vadis, Aida?” una vicenda reale

“Quo vadis, Aida?” – una corsa dentro la storia della ex-Jugoslavia

“Quo vadis, Aida?”, di Jasmila Zbanic, con Jasna Ðuricic –

in uscita nei cinema giovedì 30 settembre 2021

La regista Jasmila Zbanic costruisce un incalzante, travolgente racconto al femminile che attraverso gli occhi e le parole di Aida, interprete presso la base olandese dell’ONU a Srebrenica, mostra un passo dopo l’altro il percorso verso il massacro di migliaia di cittadini inermi.

È un tragico capitolo della storia recente della ex-Repubblica socialista federale di Jugoslavia, stato multietnico e multireligioso che dopo la fine del comunismo e la morte del presidente Josip Tito, ha vissuto una guerra devastante e crudele, ispirata a nazionalismi estremi, che si è accanita contro la popolazione all’insegna della pulizia etnica.

Siamo nel luglio del 1995, al campo che il contingente olandese dell’ONU gestisce nei pressi di Srebrenica, per garantirne la sicurezza, mentre le milizie serbe comandate dal generale Mladic avanzano.

“Quo vadis, Aida?”

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Aida è un’insegnante di inglese bosniaca che lavora come interprete nella base ONU, dove il marito e i due figli si rifugiano, insieme al resto della popolazione della città.

Ma la protezione internazionale si rivela assai fragile e del tutto inadeguata di fronte alla tracotanza di Mladic e dei suoi.

Il film si svolge quasi sempre nella base ONU, dentro e fuori i reticolati, dove chi non si è rifugiato tra i boschi chiede di essere accolto e protetto, nonostante il rifiuto del comandante olandese.

La base in realtà non è affatto attrezzata per ospitare migliaia di persone, ma al di fuori dell’ombrello dell’ONU c’è solo disperazione e incertezza.

La morte incombe: tutti sappiamo come è andata a finire, con l’uccisione di oltre 8.000 bosniaci tra i 12 e i 77 anni, fatti uscire dalla base con l’inganno e la prepotenza, mentre le forze di interposizione internazionali hanno mostrato impreparazione e incapacità di comprendere la reale situazione.

Il film ha il pregio di raccontarci i fatti in tempo quasi reale, coinvolgendo lo spettatore attraverso la figura di Aida, che svolge il suo compito traducendo le parole dei militari e mettendo in campo tutte le sue risorse e conoscenze per proteggere la sua famiglia.

La situazione diventa sempre più drammatica, i fatti si susseguono a un ritmo incalzante, precipitando verso la tragedia.

Insieme ad Aida siamo tra i profughi, stipati in spazi angusti, senza acqua né servizi; assistiamo con loro a un parto d’emergenza, chiedendoci quale sarà il destino del bimbo appena nato.

“Quo vadis, Aida?” una vicenda reale

Jasmila Zbanicha ha ripreso la vicenda reale del traduttore Hasan Nuhanovic, ma ha scelto di porre al centro del suo film un personaggio femminile, che guarda con consapevolezza ciò che avviene, che cerca senza tregua soluzioni, che interroga i responsabili, mentre la macchina da presa la segue costantemente.

Jasna Ðuricic interpreta con intensità una madre e un’insegnante, che vorrebbe tornare alla sua normalità, ma si trova in un buco nero della storia.

Molte sono le scene corali, che Zbanic ricostruisce per rappresentare la moltitudine dei rifugiati che dentro e fuori il perimetro dell’ONU, psicologicamente e fisicamente provati, chiedono protezione.

Il disinteresse dei giochi di potere internazionali tradisce la loro fiducia.

A contrasto vediamo la prepotenza dei manipoli serbi, che a mano armata e senza alcun rispetto del diritto internazionale, spadroneggiano, senza che gli olandesi, pur dotati di armi, ma abbandonati anche dai loro comandi, riescano a reagire.

Colpisce il modo in cui è stata rappresentata la figura di Mladic, che conduce l’azione militare e contemporaneamente costruisce la propria narrazione facendosi seguire da una telecamera che mostra solo quello che lui vuole, falsando tutti i dati, proponendosi come pronto a garantire la sicurezza di donne e bambini, preoccupato solo di individuare nemici armati (che non ci sono).

Nel giugno 2021 Ratko Mladic è stato condannato dal tribunale internazionale dell’Aja che ha confermato la condanna definitiva all’ergastolo per genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità.

Ma se molti bosniaci, in gran parte musulmani, lo considerano un criminale di guerra, per altri serbo-bosniaci è un eroe.

E l’attuale sindaco nazionalista nega la strage e ha impedito alla regista di girare il suo film nei luoghi reali.

“Quo vadis Aida?” non mostra il massacro, ma solo l’attesa, le parole disarmate di Aida, le telefonate del comandante della base che non ricevono risposta, le trattative volute da Mladic con la presenza di una delegazione di tre cittadini, che vengono dileggiati senza alcun rispetto.

Tuttavia alla fine ritroviamo una debole nota di speranza.

Aida torna nella sua casa e anche se nello stesso quartiere vive anche chi ha compiuto il massacro, va avanti, cerca i resti dei suoi cari, alla fine ritrovati in una fossa comune, riesce a riprendere il suo lavoro di insegnante e a ritrovare il sorriso dei bambini.

Un film importante per conoscere e capire la storia.

“Quo vadis, Aida?”, di Jasmila Zbanic, con Jasna Ðuricic – in uscita nei cinema giovedì 30 settembre 2021 – distribuzione https://academytwo.com/ https://www.luckyred.it/