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Il respiro della foresta: tra le monache in Tibet

Documentario sulla luce della filosofia buddista

Il respiro della foresta: tra le monache in Tibet

Il respiro della foresta. Prima di raccontare il documentario è necessario ricordare la storia recente del Tibet.

Nel 1949 Mao Zedong proclamò la fondazione della Repubblica Popolare della Cina. L’anno seguente l’esercito cinese rioccupò il Kham occidentale, territorio tibetano.

Nel 1951 fu stipulato tra i rappresentanti di Pechino e quelli di Lhasa l’accordo dei 17 punti, in seguito disconosciuto da entrambi, tant’è che nel 1959 il popolo di Lhasa si rivoltò contro il governo cinese.

La ribellione fu repressa nel sangue: vi furono circa 65.000 vittime e la deportazione di 70.000 persone. Il Dalai Lama fuggì in India.

Il risultato? L’occupazione integrale del Tibet e la dichiarazione di illegittimità del governo tibetano.

Il Dalai Lama non è più ritornato ma, nell’altopiano del misterioso Tibet, ritorna e rimane la luce della filosofia buddista, alimentata da una moltitudine di monache.

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Lo racconta il documentario presentato da Wanted cinema ‘Il respiro della foresta’ di Huaqing Jin. Nelle sale il 22-23-24 maggio.

Tra le monache tibetane

In tutto e per tutto un lavoro di inchiesta spirituale, Dark Red Forest è un maestoso documentario che tratteggia i particolari dell’annuale ritiro di migliaia di monache tibetane, svolto in piccole abitazioni in legno.

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Questi minuscoli ripari puntellano il vasto altopiano del Tibet nella valle desolata a Ganzi, nella regione dello Sichuan.

Con una delicatezza straordinaria, la telecamera si apposta nel Monastero Yarchen insieme alle donne che, durante i cento giorni più freddi dell’anno, imparano – e in qualche caso provano anche – profonde questioni di vita o di morte, di sofferenza e guarigione, di karma e conseguenze.

Il film di Jin Huaqing è chiaramente un lavoro di inchiesta sulla fede e sulla filosofia, ambientato in un paesaggio che è una foresta religiosa.

Un lavoro sulla vita trascorsa nella ricerca della verità. Le monache, sino all’ultimo giorno della loro esistenza si impegnano nello studio, verificano quanto hanno appreso e continuano ad approfondire.

Racconta il regista: “Mi trovavo spesso in soggezione alla vista delle innumerevoli piccole capanne sulla collina o quando osservavo tutte quelle monache suonare i sutra insieme. Mi ricordavano una sorta di parata militare, o una densa e vasta foresta“.

L’idea di raccontarle come un unico gruppo era sicuramente più potente di tratteggiare le loro storie individuali”.

Diverse volte la notte mi ritrovavo piuttosto commosso quando ascoltato i guru e le monache discutere del significato della vita, della legge causa-effetto, della morte e della rinascita” continua Jin Huaqing.

Amo la natura di questo posto, il frusciare del vento freddo, la neve pesante che cade dal cielo e gli acquazzoni improvvisi. Sono tutti elementi che sembrava manifestassero il senso della vita”.

Una visione da regalarsi perché trasmette grande calma: attraverso la lentezza dei passi delle monache veniamo condotti in un mondo che ‘qui ed ora’ può regalare un’eccezionale serenità.

Il respiro della foresta: un film di Huaqing Jin, produttori Tutu Li ed Enxy Wu. Al cinema il 22-23-24 maggio

www.wantedcinema.eu

Assistente psicologa, direttore di psicodramma moreniano e counselor in sessuologia clinica di FISS (Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica), è giornalista professionista nell’area del benessere psico-fisico. E’ esperta in consulenze su difficoltà individuali e di coppia riferite a disturbi psico-sessuali o a problemi relazionali.