Rosalie, una donna diversa
Rosalie racconta la storia di una giovane donna che nella Francia rurale del XIX secolo rivendica la propria diversità, che fino al momento del matrimonio era stata spinta a nascondere. Rosalie diventa una donna liberata che deve affrontare il modo in cui gli altri la guardano. Diretto da Stéphanie Di Giusto, con Nadia Tereszkiewicz, nelle sale con Wanted Cinema dal 30 maggio
Dopo anni di mascheramento per evitare una vergogna sentita più dal padre che da lei, Rosalie decide di manifestare con determinazione la sua vera natura, senza farsi condizionare dai preconcetti e dagli stereotipi di bellezza dell’epoca, dominanti ancora oggi.
Il suo viso e il suo corpo sono ricoperti di peli a casa di una diffusa ipertricosi, che maschera radendosi costantemente per apparire dolce e delicatamente femminile, secondo i canoni estetici del tempo.
Il suo segreto viene rivelato ad Abel, proprietario di un’osteria sull’orlo del fallimento, che usa la sua dote per coprire i debiti col proprietario del fabbrica che dà lavoro a tutto il paese. Il marito ingannato la respinge, ma restano insieme e Rosalie, che vuole essere accettata così com’è, si fa apprezzare prima come donna d’affari che sfrutta abilmente la sua particolarità per attrarre la clientela.
Ma evita di diventare un fenomeno da baraccone, come al tempo accadeva ai cosiddetti “mostri”, dotati di deformità che attraevano il pubblico, ma impedivano di vivere nella normalità
Rosalie è un donna barbuta che si comporta con naturalezza ed esprime la sua sensualità e il suo fascino, che pian piano coinvolge Abel.
Nadia Tereszkiewicz, pur con barba e baffi biondi e ben curati, che ogni mattina venivano incollati pelo per pelo al suo corpo, è decisamente bella e attraente e si comporta con naturalezza, trovando l’amicizia e la solidarietà delle donne più giovani.
La sua autoconsapevolezza la porta a farsi fotografare per vendere le foto agli avventori che vogliono un souvenir. Ma rifiuta le offerte di andare in tour per la Francia esibendosi sui palcoscenici come donna barbuta.
“Rosalie lotta per rimanere se stessa nonostante gli altri.”, secondo Di Giusto
La gelosia, l’incomprensione, la crudeltà, i desideri repressi si scateneranno contro di lei, che tuttavia ha ormai conquistato il cuore e la stima di Abel, che le sarà accanto fino in fondo…
Il finale resta aperto: dell’ultima sequenza colpiscono gli occhi di Rosalie che si riaprono, dopo aver ceduto alla disperazione.
Il sodalizio tra regista e attrice
Rosalie è interpretata dall’attrice emergente Nadia Tereszkiewicz, già apprezzata in Io danzerò, firmato nel 2016 dalla stessa regista, e protagonista di Mon Crime – La colpevole sono io, realizzato nel 2023 da François Ozon.
Il film diretto e sceneggiato da Stéphanie Di Giusto insieme a Sandrine Le Coustumer, racconta una storia in chiaro-scuro, dal tono tra il fiabesco e il realistico, svolgendosi tra la casa e il bosco, tra il contesto sociale e quello naturale, dove Rosalie si trova nel suo ambiente.
«Ad ispirararmi è stata una donna straordinaria, Clémentine Delait. – dichiara la regista – Una donna con la barba che è diventata famosa all’inizio del XX secolo. Il suo volto femminile coperto di peli mi affascinava dalla sua foto, conteneva un mistero, che era tutto da esplorare. … Sapevo che si era rifiutata di diventare un banale fenomeno da fiera, ma che aveva invece voluto essere “nella vita”, avere un’esistenza da donna.”
“Un film è spesso una risposta ai tempi in cui viviamo. Credo che l’amore sia diventato una battaglia essenziale in un modo di vivere che si sta gradualmente disumanizzando. Rosalie combatterà questa battaglia. Vuole amare ed essere amata, nonostante la crudeltà.”
Il villaggio è rappresentato tra luci e ombre, come i personaggi: il marito Abel, un reduce che porta sul corpo le cicatrici della guerra e che “non picchia nessuno” (interpretato da Benoit Magimel); i giovani sono incuriositi da Rosalie e le si affezionano; il proprietario cerca di essere giusto, ma si oppone duramente ai legittimi progetti di Rosalie, forse per negare l’attrazione che prova per lei: perché Rosalie è irresistibilmente attraente così com’è, con o senza barba.
La donna è la “bestia, non la “bella”, ed attrae e innamora così.
Siamo ben lontani da un altro film che viene spontaneamente in mente: La donna scimmia di Marco Ferreri, dove è l’uomo a voler esibire e sfruttare in ogni modo la diversità della donna, anche dopo la sua morte.
Di Giusto evita di fare della sua eroina una femminista contemporanea. Rosalie si confronta con i vincoli dell’epoca alla sua autodeterminazione, cui parzialmente sottostà, accettando l’autorità del padre e poi del marito, e di cui tuttavia è consapevole: “Non è mai facile essere una donna“, dice.
Le fa eco la madre superiora, anche lei imprigionata in una gerarchia religiosa e sociale, che dice “Siamo tutti casi a parte“, aprendo uno squarcio sui tanti casi di esclusione sociale di chi non chi è non ritenuto “adatto” (come le piccole orfane abbandonate).
Rosalie: un film storico e contemporaneo, nelle sale dal 30 maggio – Distribuzione Wanted cinema
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