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La moglie di Tchaikovsky: un film intrigante e trasgressivo

Nelle sale dal 5 ottobre per la regia di Kirill Serebrennikov

La moglie di Tchaikovsky: un film intrigante e trasgressivo

La moglie di Tchaikovsky. Un sorprendente racconto di amore, ossessione e musica nel film del regista Kirill Serebrennikov dedicato al celebre compositore russo e alla storia del suo matrimonio. Nelle sale dal 5 ottobre

Chissà se Putin o il patriarca di Mosca Kirill avranno visto il film “La moglie di Tchaikovsky” di Kirill Serebrennikov. Domanda non oziosa, dal momento che il coraggioso regista russo ricorda ai compatrioti che uno dei geni della storia della musica classica era irrimediabilmente gay, il che non gli ha impedito di scrivere opere immortali.

Ambientato nella seconda metà del XIX secolo in una Russia ancora imperiale, il film racconta la turbolenta relazione tra uno dei più grandi compositori russi, Pyotr Ilyich Tchaikovsky (l’attore Odin Lund Biron), e sua moglie Antonina Ivanovna Miliukova (Alyona Mikhailova).

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I due protagonisti sono stati sposati dal 1877 fino alla morte del compositore, nel 1893. Ma il loro fu a tutti gli effetti un “finto” matrimonio.

L’infelice storia dell’autore de “Il lago dei cigni” era già stata portata sul grande schermo nel 1971 da Ken Russell in “L’altra faccia dell’amore”, con Richard Chamberlain nel ruolo del compositore e Glenda Jackson in quello della moglie. Ma nella sua versione Serebrennikov ribalta la prospettiva dal punto di vista di Antonina, magistralmente interpretata da una bravissima Alyona Mikhailova.

L’elemento principale della trama è il contratto di matrimonio che lega i due protagonisti. Prima è l’obiettivo assoluto per lei, poi diventa l’ostacolo alla libertà di lui e infine l’illusione di lei sull’esistenza di un qualche tipo di affetto a legarli.

Tutte le dinamiche  rientrano all’interno di questi filoni principali. Serebrennikov li percorre mostrando come un’ossessione possa ripetutamente scontrarsi con la realtà dei fatti cercando delle vie di fuga, anche oniriche, per continuare ad autoalimentarsi.

La recensione forse più azzeccata si deve al critico cinematografico del quotidiano francese Le Monde, Jacques Mandelbaum, che del film “La moglie di Tchaikovsky” ha scritto: «Peso massimo del cinema russo contemporaneo, Kirill Serebrennikov da tempo è interessato dalla figura di Pëtr Tchaikovsky. Al centro del suo film troviamo la moglie del compositore, Antonina Miljukova, e il loro disastroso matrimonio. L’inizio evoca il triste destino delle donne nella Russia dell’800, ma la pellicola non è un pamphlet femminista».

Dopo oltre due ore di proiezione, infatti, non tutti escono dal cinema parteggiando per la povera Antonina o per la storia del suo amore romantico ma impossibile, che si trasforma progressivamente in una terribile ossessione.

E non meraviglia neanche scoprire che la protagonista, sopravvissuta più di vent’anni al famoso marito, finirà i suoi giorni in manicomio nel 1917 nel bel mezzo della Rivoluzione d’Ottobre.

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Un tipo diverso di storia d’amore: la trama

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, il film di Serebrennikov inizia dalla fine: il funerale del compositore, che per pochi istanti sembra resuscitare accusando la moglie di avergli rovinato la vita.

Per capire il come e il perché si torna indietro al tempo del loro primo incontro e agli inizi della maniacale strategia di Antonina, ben determinata a diventare la signora Tchaikovsky.

E c’è subito un indizio rivelatore che la rende sospetta, quando il regista si sofferma sul libro intitolato “Lettere d’amore” da cui la donna, evidentemente per far colpo, copia la prima missiva indirizzata al compositore. Con una mancanza di pudore a dir poco strana, gli scrive che si è innamorata pazzamente e che non può più vivere senza di lui.

Non sa, la sciagurata, che accettando di sposarla il compositore compie solo un tentativo per negare a se stesso – o al mondo – la propria omosessualità.

In una lettera al fratello Modest dell’autunno 1876, il compositore scriveva: «Ho riflettuto molto su me stesso e sul mio avvenire, col risultato che d’ora in avanti penserò seriamente al matrimonio. Mi sembra che le mie inclinazioni siano un ostacolo gravissimo e forse insormontabile perché io possa esser felice. Tuttavia, debbo lottare con ogni forza contro la mia natura… Prima di legarmi a una donna, dovrei pensarci ben bene… Per farla breve: con un matrimonio vorrei chiudere la bocca ad ogni sorta di gente che disprezzo, che non tengo in nessun conto, ma che, tuttavia, può far soffrire persone a me dilettissime».

Un anno dopo, il 18 luglio 1877, Tchaikovsky convolava a nozze con Antonina Ivanovna Miljukova. Tanto era insistente lei quanto lui voleva mettere a tacere le voci riguardanti la sua omossessualità, che l’unione fu celebrata.

Il pranzo di nozze, però, era sembrato un funerale ai presenti, inoltre i cosiddetti ”doveri coniugali” erano stati ignorati e nell’unico tentativo di rispettarli si erano risolti in un incubo. Anzi, tanto più lei si avvicinava e insisteva, tanto più lui cercava di allontanarsi arrivando fino ad odiarla.

lI matrimonio durò poche settimane, ma lei non accettò mai la separazione dal musicista. A causa delle rigide norme sul divorzio nella Russia imperiale, i due rimasero legalmente sposati fino alla morte del compositore, nonostante si fossero aperte delle possibilità di rompere il legame.

L’unica base legale ai tempi era l’adulterio; Antonina avrebbe dovuto giurare di essere infedele, cosa che non fece mai nonostante le fosse stata attribuita una vita dissoluta fino alla prostituzione.

Spiega il regista Serebrennikov: «La sua vita è un’entità a sé stante, che richiederebbe ulteriori ricerche e questo è un film su di lei, su una donna. È più di una semplice storia di vita: è un’indagine sulla sua personalità, sulla sua natura, sull’essenza stessa di questa vita complicata e traumatizzata che rasenta la tortura. Volevo fare un thriller psicologico, perché il suo rapporto con il marito cambia profondamente. Il suo destino è orribile. Per quanto possa sembrare incredibile, lei finisce in una situazione terribile e traumatica. A tratti sembra quasi un film di genere, ma in fondo è un film sull’amore. Volevo fare un film su un tipo diverso di storia d’amore».

Un film intrigante e trasgressivo, arricchito da una splendida fotografia, che rievoca fasti e miserie della società russa di fine Ottocento.

Il film “La moglie di Tchaikovsky” sarà nei cinema italiani dal 5 ottobre con Arthouse, la label di I Wonder Pictures dedicata al cinema d’autore più innovativo, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.