Miracolo a Milano: compie 70 anni il capolavoro di De Sica e Zavattini
Il magico film rievocato in un disegno virtuale
Miracolo a Milano, usciva nella sale l’8 febbraio 1951
Per ricordare i 70 anni dalla nascita del neorealismo magico di De Sica e Zavattini, nell’atrio della biblioteca di via Valvassori Peroni è stato collocato un disegno virtuale della baraccopoli dove è stato girato il film, ben visibile a tutti i frequentatori e visitabile anche on line.
Si può passeggiare virtualmente tra le baracche nel disegno disponibile online, ammirando tutti i minimi curatissimi dettagli dell’ambientazione, grazie alla possibilità di ingrandirlo a piacere.
Si incontrano i personaggi del film e i due famosi e straordinari artefici, il regista Vittorio De Sica e lo sceneggiature Cesare Zavattini, col tipico basco in testa, che discutono dell’impostazione delle riprese.
Il film era stato girato completamente ‘in esterni’ tra febbraio e giugno 1950, proprio in via Valvassori Peroni e qui era stato allestito il villaggio Brambi, la baraccopoli immaginaria dove si svolge gran parte della storia..
Pur se non ne esiste una veduta di insieme, né nelle inquadrature né nelle numerose foto di scena, tuttavia Giuseppe Corti, illustratore e bibliotecario del sistema milanese, ne ha realizzata una ricostruzione integrale partendo dal materiale a disposizione.
Da febbraio è anche disponibile sul sito del Sistema Bibliotecario di Milano una pagina dedicata alla ricorrenza, con aggiornamenti sulle molte iniziative che le biblioteche hanno in programma per l’anniversario.
Qui si può prenotare, tramite Affluences, il ritiro della copia del disegno di Giuseppe Corti, fino ad esaurimento delle 100 disponibili.
Miracolo a Milano, un capolavoro da vedere e rivedere e che ci rincuora
La storia mette in scena lo scontro tra un gruppo di poveri onesti e pieni di aspirazioni d’amore e di giustizia e i prepotenti avidi e privi di scrupoli.
Come nelle favole, Totò nasce sotto un cavolo e viene allevato con amore dalla dolce Lolotta, che anche dopo la morte non lo abbandona mai e lo assiste nei momenti difficili.
Totò viene accolto dai Martinitt, la storica istituzione per gli orfani della città di Milano, che è protagonista della storia.
Pieno di fiducia e allegria Totò affronta la sua avventura nella città, scontrandosi con un ricco commendatore che tenta di scacciare i barboni dal terreno sul quale vivono, la baraccopoli Brambi, perché vuole sfruttarne i giacimenti di petrolio.
Con la colomba magica donatagli dallo spirito della madrina, Totò compie diversi miracoli e alla fine proprio dalla piazza del Duomo fugge con tutti i poveri sfrattati volando a cavallo delle scope prese ai netturbini, alla ricerca di un mondo più giusto, dove “Buongiorno vuol dire davvero buongiorno”
Ispirato al romanzo Totò il buono (1943) di Cesare Zavattini, il film, pur molto criticato in Italia all’epoca, ha vinto diversi premi, tra cui la Palma d’oro a Cannes (ex aequo). Il restauro in digitale è stato effettuato da Manuel De Sica nel 2010.
L’originalità di Miracolo a Milano consiste nell’idea di raccontare l’Italia della ricostruzione in tutta la sua durezza attraverso un filtro favolistico, superando i canoni del neorealismo di cui De Sica e Zavattini erano stati i maestri con ‘Ladri di biciclette’ (1948). Ne è nato un capolavoro che resta nel tempo.
A molti benpensanti non piaceva il fatto che il film mettesse in scena gli invisibili e gli emarginati con uno sguardo scanzonato e affettuoso, mostrandoli come chi non si lascia travolgere dalle avversità, ma ogni mattina trova l’energia e l’amore per la vita, reagendo alla sopraffazione dei padroni.
Miracolo a Milano. Uno dei bambini della baraccopoli ricorda…
In un’intervista pubblicata su Tuttomilano il 24 settembre 2020, Luciano Allievi, uno dei bambini scelti De Sica per il film, ricorda:
“Sono del 1947, avevo tre anni. Ricordo che vangavano in fondo a via Valvassori Peroni, era terreno della cascina e del campo di pallone. Noi bambini curiosavamo. Mettevano anche i tubi per l’acqua, che doveva schizzare per sembrare petrolio. Venivano dal padrone, il Trenta, a chiedere i permessi. Così mi hanno visto e hanno chiesto a mia madre di farmi fare una parte”.
“Ero il figlio della duchessa decaduta, l’attrice Anna Carena, e la mia governante, la Edvige di cui si innamora Totò, era Brunella Bovo. Si vede anche mia sorella Mariuccia, con una gran gala, un cappello a cilindro, in testa nella scena delle tabelline.
Abitavamo alla cascina, mio papà era un “cavalant”, il capo dei braccianti. C’erano quaranta mucche, quattro cavalli, maiali. Per la spigolatura e la raccolta delle pannocchie chiedevamo ai “barbùn”. Anche loro sono stati presi nel film, ma certi sono finti, travestiti…”
“Erano tutti prati, c’erano solo le case dei ferrovieri in via Amadeo. Non avevamo nemmeno l’acqua corrente, andavamo alla ‘trumba’, la pompa a mano. L’acqua l’abbiamo avuta grazie al film, dai tubi messi per fingere il petrolio mio papà ha tirato due canne fino agli abbeveratoi. De Sica ci ha portato il progresso”.
Miracolo a Milano, 1951 – nel disegno disponibile online – Alla biblioteca Valvassori Peroni