Piet Mondrian -Dalla figurazione all’astrazione al Mudec di Milano
Piet Mondrian: una mostra da non perdere
Piet Mondrian: chiunque sia abituato ad associare questo nome a quadri astratti dallo stile inconfondibile, caratterizzato da linee verticali e orizzontali, di colore rosso, giallo e blu, intersecantesi perpendicolarmente in quadrati e poi in rettangoli distribuiti in modo asimmetrico, rimarrà stupito e forse anche deliziato (è il caso della sottoscritta) nel vedere la mostra Piet Mondrian dalla Figurazione all’Astrazione al MUDEC di Milano.
Qui, infatti, si vede quanto a lungo il pittore olandese abbia praticato la pittura del paesaggio secondo la tradizione coloristica e naturalistica della pittura olandese, in particolare della cosiddetta “Scuola dell’Aia”, un gruppo di artisti operante nella città tra il 1860 e il 1890.
Piet Mondrian: una mostra da non perdere
Di Piet Cornelis Mondriaan, meglio come conosciuto come Piet Mondrian (Amersfoort, Paesi Bassi 7 marzo 1872- New York, 1° febbraio 1944) , che pure è stato- con Vasilij Kandinskij e Kazimir Malevič – uno dei più importanti pittori astratti del XX secolo e principale esponente del movimento De Stijl, che ha innovato arte , architettura e design, vi sono in Italia solo cinque opere distribuite tra Milano, Roma e Venezia.
La mostra, prodotta da 24 ORE Cultura e promossa dal Comune di Milano, ci dà un’occasione da non perdere.
Ci offre una monografica del pittore arricchita da sessanta opere provenienti dal Kunstmuseum Den Haag (L’Aia) scelte tra quelle di Mondrian e di artisti coevi nonché da alcune opere presenti in musei italiani e stranieri.
Ci viene data la possibilità di seguire l’evoluzione dello stile di Mondrian, attraverso diverse sezioni tematiche, dalla raffigurazione dei paesaggi olandesi presenti nelle sue prime opere a forme sempre più stilizzate, fino alle opere di estrema astrazione che lo hanno reso celebre.
“Non ho mai dipinto in modo romantico; fin dall’inizio, sono sempre stato realista”.
Mondrian era profondamente radicato nel realismo della tradizione pittorica olandese, che assimilò frequentando ad Amsterdam per tre anni dal 1882 al 1885 l’Accademia Statale di Belle Arti .
Dal 1900 al 1907 egli realizzò piccoli quadri con vedute della campagna nei dintorni di Amsterdam, en plein air, ispirandosi alla Scuola dell’Aia. Con qualche differenza.
Per secoli la pittura nei Paesi Bassi era stata dominata dalla realtà visibile; i soggetti erano paesaggi, nature morte, scene della vita quotidiana.
Come sottolinea Benno Tempel, direttore del Kunstmuseum Den Haag , sin dal Seicento i pittori olandesi di paesaggio solevano porre la linea d’orizzonte in basso, lo sfondo appena sopra il primo piano, con pochissimo o quasi assenza del campo medio.
Questo dava l’effetto di un cielo che avvolge tutt’intorno la terra, così come appare il piatto panorama del paesaggio olandese. Mondrian pone invece il punto di orizzonte verso l’alto, cosicché il punto focale si sposta su determinate aree del quadro: una zona di prato, una casa, degli alberi…
Viene a mancare l’effetto incombente delle nubi riducendosi il cielo ad una striscia in alto.
Piet Mondrian e l’influenza dei Luministi
Il distacco dalla prima maniera naturalistica avvenne con il trasferimento (1908) a Domburg in Zelanda e con l’incontro con il pittore J. Toorop, di impronta simbolista, che guidò il movimento luminista olandese, vicino al neo-impressionismo francese.
Tale movimento assegnava una primaria importanza alla luce e ai suoi effetti.
I luministi, come alcuni neo-impressionisti, rendevano la luce secondo la tecnica divisionista e pointilliste.
Il contatto con il Luminismo rafforzò la tendenza dell’artista alla semplificazione, all’ossatura del soggetto e all’uso di colori più accesi, limitati però alle tonalità primarie.
In mostra si possono ammirare diversi dipinti tra i quali lo studio Sera L’albero rosso (1908-1910); Mare dopo il tramonto (1909); Piccola casa al sole (1909).
In quello stesso periodo Mondrian entrò a fare parte della Società Teosofica, un’associazione che credeva nell’armonia del cosmo e nell’unità tra materia e spirito.
L’artista cominciò a liberare i soggetti dalla rappresentazione naturalistica e a fondere gli elementi materiali dei suoi quadri in una visione spirituale d’insieme.
Il periodo cubista a Parigi 1912-1914
Questa tendenza alla semplificazione dell’immagine lo portò ad accogliere positivamente il cubismo di Picasso e Braque che egli vide in una mostra ad Amsterdam (1911) e volle approfondire durante un soggiorno parigino .
Le sue prime opere influenzate dal cubismo sono grigie e improntate alla scomposizione della forma. La superficie è divisa in piccole zone, via via le composizioni perdono le linee curve e le diagonali e i tratti sono sempre più verticali e orizzontali.
Teso a rendere l’essenza formale dell’immagine, Mondrian scandisce la profondità dello spazio attraverso la tavolozza di colori, mentre la struttura del quadro è piana e non tridimensionale.
Tornato in Olanda (1914-1919) , si spinse sempre di più verso il rigore astrattista.
Questa direzione lo condusse infine a ridurre il suo linguaggio espressivo a sole linee rette, colori primari o neutri come il bianco, il nero e il grigio.
Chiamò questo stile “Neoplasticismo”.
Lo scopo di questo stile era di liberare il lavoro dell’arte dalla fugacità della percezione visiva e dallo stato emozionale e soggettivo dell’artista.
L’opera pittorica non doveva più realizzarsi attraverso una visione astratta della natura, ma emergere dalle regole pure e universali della geometria e del colore, perché quello della geometria era il linguaggio più idoneo ad esprimere il messaggio spirituale dell’artista.
Nel 1917 fondò, insieme a Theo van Doesburg, la rivista e il movimento De Stijl e iniziò i progetti verso la realizzazione dello spazio neoplastico con le Composizioni con rosso, giallo e blu.
Tornato a Parigi nel 1919, pubblicò le sue teorie nel pamphlet Neoplasticismo (1920) e cominciò a diffondere con successo le sue idee attraverso viaggi e conferenze in Europa.
Nel 1938, lasciò però Parigi e scappò a Londra sotto la minaccia dell’invasione della Cecoslovacchia da parte di Hitler.
Era stato infatti incluso, in buona compagnia, nella lista di autori di arte degenerata dalla propaganda hitleriana.
Quando la sua casa londinese venne distrutta da un bombardamento, riuscì ad arrivare in America e si trasferì a New York.
Qui , riguadagnata finalmente la libertà, condusse una vita più rilassata e giocosa, frequentando i locali notturni della metropoli dove la musica Jazz impazzava.
Questa nuova gioia di vivere lo portò a sostituire le austere linee nere con vivaci bande colorate, come testimoniano i suoi ultimi capolavori compiuti –New York City e Brodway Boogie Woogie, composti nel 1943-44.