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Picasso. La metamorfosi della figura al Mudec

Picasso. La metamorfosi della figura è la mostra che al Mudec chiude le celebrazioni del 50° anniversario della morte di Pablo Picasso.

Picasso. La metamorfosi della figura, a cura di Malén Gual e Ricardo Ostalé, presenta l’opera di Picasso alla luce del suo amore per l’‘arte primitiva’: il grande progetto espositivo è stato pensato proprio per essere ospitato nel cuore del Mudec, il Museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza.

L’incontro tra Picasso e l’arte africana

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Picasso inizia la sua ricerca fin dal 1906 interessandosi a esempi africani, neolitici e proto-iberici e prendendo spunto dall’arte oceanica, dall’antica arte egizia e della Grecia classica.

Più di ogni artista della sua generazione Picasso mostra un profondo rispetto per le manifestazioni artistiche di altre culture e di altri tempi, le comprende e reinventa in un percorso di esplorazione dell’arte universale: “Non c’è né passato né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”.

La costante Metamorfosi delle figure, spesso con una forte connotazione erotica, segna l’evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale.

La mostra propone oltre quaranta opere tra dipinti, sculture e 26 disegni del preziosissimo Quaderno n. 7 concesso dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga, che ha dato importante contributo come tutti i principali musei spagnoli.

All’inizio si incontra la Femme nue del Museo del Novecento di Milano, meraviglioso e fondamentale preludio a Les Demoiselles d’Avignon, in dialogo con magnifici dipinti di maschere e con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici.

In chiusura uno sguardo alle nuove generazioni di artisti africani che hanno rielaborato il linguaggio e la visione del Maestro.

Il processo creativo di Picasso si dipana anche nelle videoinstallazioni a cura di Storyville raccolte sotto il titolo A Visual Compendium,

Le cinque sezioni

Molti esperti, a partire dal 1925, chiamano “metamorfosi” le creazioni di Picasso, le rappresentazioni di forme morbide o tettoniche, biomorfe o massicce, organiche e casuali, non imitative e decisamente lontane dalla rappresentazione realistica, “espressione di un dubbio tragico sulla realtà apparente dell’universo delle forme” secondo il critico e storico dell’arte Carl Einstein.

Sezione 1 – Uno sguardo verso altre culture

La mostra si apre con una selezione di opere realizzate da Picasso nel 1906 sotto l’influenza dell’arte dell’Antico Egitto accanto a sculture iberiche preromane e una scultura HEMBA. La sezione è arricchita da fotografie dei suoi studi affollati di sculture e maschere.

Sezione 2 – 1906-1907. Les Demoiselles d’Avignon

I 26 disegni del quaderno n. 7 preparatori di Les Demoiselles d’Avignon e il magnifico Femme Nue sono il fulcro della sezione e cuore dell’intero percorso espositivo.

I fogli del prezioso taccuino (uno dei 189 di Picasso) registrano la parte più intima della creazione, un laboratorio di idee per le soluzioni plastiche e compositive che compaiono nei dipinti e documentano il passaggio di Picasso al Cubismo e alla geometrizzazione delle forme in Les Demoiselles d’Avignon. Accanto si ammirano una maschera Suruku, una scultura Dogon e una di Tellem.

Sezione 3 – 1908-1927. Cubismi

L’apprezzamento dei contributi artistici delle culture extraeuropee porta Picasso a collezionare statue, maschere e altri oggetti provenienti dall’Africa e dall’Oceania.

Nella sezione la scultura tribale Chamba sembra incastrarsi e confrontarsi con le opere cubiste di Picasso in un evidente dialogo.

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Sezione 4 – Dagli anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale. La permanenza dell’arte tribale nell’opera di Picasso

Il rapporto di Picasso con l’arte africana esprime sempre l’ammirazione dell’artista per il suo carattere magico: una scultura Igbo Alusi dialoga magnificamente con le sculture di Picasso.

La forza delle opere africane, la loro espressività atemporale si riflette persino in alcuni splendidi bozzetti per Guernica e nelle figure tragiche degli anni di guerra.

Sezione 5 – Metamorfosi della figura.

In questa sezione sono esposte opere realizzate tra il 1930 e il 1970, in cui gli elementi delle figure vengono strappati e rimodellati, mescolati e distorti, resi più morbidi e riconoscibili come elementi umani, pur se lontani da ogni realismo.

Picasso è ormai giunto all’essenza, alla magia che ha sempre cercato di afferrare partendo dall’amore per le opere d’arte africane.

Sezione 6 – Picasso e l’arte africana: un’attrazione reciproca

Qui si evidenzia l’influenza dell’andaluso sugli artisti africani contemporanei, come il beninese Romuald Hazoumè, il mozambichiano Gonçalo Mabunda e il congolese Cheri Samba, che rendono omaggio alla sua capacità di creare formule espressive rivoluzionarie ispirandosi all’arte millenaria africana.

Le opere recuperano le valenze magico-religiose delle maschere rituali della tradizione figurativa subsahariana, rielaborate in chiave espressiva contemporanea, utilizzando materiali riciclati, come armi e rifiuti industriali.

Picasso. La metamorfosi della figura al Mudec

Dal 22 febbraio al 30 giugno 2024 – 24 ORE Cultura pubblica il catalogo “Picasso. La metamorfosi della figura” – Mudec – Milano

credito immagine di copertina @Ph.Carlotta Coppo