Arco di Palmira: da Firenze ad Arona
La riproduzione in 3d arriva da 2.000 anni fa
L’arco di Palmira, che arriva in Italia – a Firenze e poi ad Arona, la bellissima località sul lago Maggiore molto attiva culturalmente – da Londra, New York e Dubai, ha un fortissimo valore simbolico: la vittoria della cultura, della cooperazione e dell’intelligenza sulla distruzione senza senso.
La cronaca ci racconta che la scultura, dedicata all’imperatore romano Settimio Severo e realizzata quasi 2 mila anni fa, è stata distrutta nell’ottobre 2015 da un gruppo jihadista ed è stata ricostruita in scala 2/3 utilizzando la stampa in 3D dall’IDA, Institute for Digital Archaeology di Oxford e realizzata da un’azienda di Carrara. Dopo essere stata esposta a Londra, New York e Dubai oggi la riproduzione in 3D dell’Arco di Palmira fa capolino a Firenze, in occasione del G7 della cultura, dove rimarrà fino al 27 aprile, per poi spostarsi nella piazza San Graziano di Arona (29 aprile – 30 luglio) sulle sponde del Lago Maggiore.
Visto dal vivo da decine di migliaia di visitatori – e da altri milioni attraverso la televisione e la stampa – l’arco è un simbolo importante: “La struttura ha un forte valore simbolico – commenta Alberto Gusmeroli, Sindaco del Comune di Arona – «Passing through, moving forward» vuole portare un messaggio positivo di continuità e pace ed è un importante esempio di come la tecnologia moderna possa mettersi a servizio della cultura per ricostruire pezzi di storia che non ci sono più. Il suo arrivo ad Arona sarà celebrato da un evento inaugurale di grande impatto emotivo e la permanenza animata da numerose iniziative tra cui la possibilità di accedere gratuitamente a una mostra di approfondimento allestita nell’adiacente Museo Civico Archeologico intitolato a Khaled al-Asaad, l’archeologo siriano custode del sito di Palmira motivo per cui IDA ha scelto proprio Arona per la tappa italiana”.
“Il Sindaco di Londra, con riferimento all’installazione della ricostruzione dell’Arco di Palmira a Trafalgar Square ha recentemente affermato che gli archeologi hanno il dovere di aiutare a ricostruire i monumenti del Medio Oriente andati distrutti” afferma Roger Michel, Executive Director dell’Institute for Digital Archaeology. “Concordo pienamente con il Sindaco, ma vorrei spingermi oltre. Chiunque apprezzi l’arte e l’architettura che impreziosiscono le grandi città d’Europa e del Nord America, la scienza e la tecnologia che migliorano le nostre vite o chi gode della libertà della democrazia, ha il dovere di aiutare a ricostruire questi siti perché in loro è custodita la storia di una regione in cui nacquero le nostre tradizioni artistiche, scientifiche e politiche. Questi monumenti rappresentano la storia che l’umanità ha in comune e un passato ricco e complesso che unisce tutti. Ricostruendo queste strutture, non ricostruiamo solamente le nostre storie di nazioni, ma il legame che ci unisce gli uni agli altri”