Brassaï. L’occhio di Parigi a Palazzo Reale
Brassaï. L’occhio di Parigi a Milano, Palazzo Reale dal 23 febbraio al 2 giugno
Brassaï. L’occhio di Parigi ci propone più di 200 scatti d’epoca selezionati tra le celebri immagini dedicate a Parigi dal grande fotografo ungherese naturalizzato francese, uno dei più importanti del Novecento.
Otre alle fotografie sono esposte sculture, macchine fotografiche, documenti a lui appartenuti e scelti da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che dispone di un’inestimabile collezione e di un pregevole fondo sul suo lavoro, che non è limitato alla fotografia ma comprende diverse forme espressive: Brassaï è anche scultore, giornalista e regista di un film con cui vince un premio a Cannes.
La mostra immerge nell’atmosfera scintillante e oscura di Parigi, evocata in scatti rigorosamente in bianco e nero, che hanno contribuito a creare il mito della Ville Lumière nell’immaginario collettivo.
Brassaï a Parigi
Ungherese di nascita ma parigino d’adozione, Brassaï è definito dall’amico Henry Miller “l’occhio vivo” della fotografia.
Stabilitosi a Parigi nel 1924 (100 anni fa) entra in relazione con Picasso, Dalí, e il movimento surrealista. Collabora alla rivista “Minotaure” e conosce Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray…
Brassaï, uno dei padri della street photography, usa la sua capacità tecnica eccezionale per catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e ritrarre lavoratori, prostitute, ladruncoli, clochard, artisti, girovaghi solitari.
Accanto a questi vediamo gli straordinari ritratti di molti personaggi celebri: Matisse, Giacometti, Colette, Anaîs Nin, Prévert, Hanry Miller..
Le notti della Ville Lumière
Abile nell’uso delle luci e delle ombre, Brassaï crea suggestive immagini dell’acciottolato delle strade, coglie l’evanescenza degli alberi nella nebbia, la sinuosità dei vicoli dei vecchi quartiere lungo la Senna.
Nelle sue passeggiate da vero flâneur il fotografo si avventura nel buio delle notti parigine, tra malavitosi e prostitute, diventandone addirittura amico per poterli fotografare in totale naturalezza.
Così come frequenta i ritrovi trasgressivi, dove si cercano piaceri proibiti, di cui immortala i protagonisti delle folli serate, con abili giochi di specchi che mostrano sia la sua perizia tecnica che la capacità di cogliere il lato inquieto e oscuro dell’animo umano, sotto la patina dei lustrini e del divertimento.
Nel 1933 pubblica Paris de Nuit (Parigi di notte), un’opera fondamentale nella storia della fotografia francese.
Una fotografia umanista
Brassaï appartiene alla “scuola” francese di fotografia umanista: esprimono tenerezza e curiosità le foto dei bambini, così come quelle dei lavoratori delle Halles, dei commercianti nelle loro botteghe, dei frequentatori dei locali dove si suona e si balla la musette, della varia umanità che popola le strade di Parigi.
Nella sua esplorazione si sofferma sui muri screpolati e sugli innumerevoli graffiti, a volte creati solo dalle muffe e dalle infiltrazioni, altre volte espressione di creatività umana, testimonianza del legame con le arti marginali e l’art brut di Jean Dubuffet.
Brassaï a New York
Nel 1956 enorme successo riscuote al Museum of Modern Art (MoMA) di New York la mostra Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï .
Collabora con Harper’s Bazaar per cui ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese, ripubblicati in Les artistes de ma vie (1982).
Muore nel 1984, lavorando a un libro su Proust cui aveva dedicato anni della sua vita. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della sua Parigi, immortalata nei suoi scatti.
Il percorso espositivo
Seguiamo i passi di flâneur del fotografo che amava percorrere le vie della sua città di adozione cogliendone la vita e ritraendola, dai quartieri operai ai grandi monumenti, dai graffiti sui muri agli ambienti della moda o ai ritrovi dove ferve la vita notturna.
È una straordinaria galleria di ritratti di volti anonimi e pieni di umanità, di amici artisti e scrittori, tra cui domina Picasso cui Brassaï era unito da un produttivo sodalizio.
Seguiamo Brassaï in una passeggiata tra botteghe, vie e monumenti, anche sotto una coltre di neve, per poi immergerci nella Parigi notturna e segreta, tra i balli al suono della musette e nelle Case chiuse.
Il percorso prosegue nel rutilante mondo della moda e, a contrasto, nella tenerezza delle immagini dedicate all’ infanzia, dove tutto è naturale o così appare.
Lo sguardo acuto e umano di Brassaï coglie i paradossi che rimandano dal reale al surreale e ci immerge nelle atmosfere contrastanti di Parigi, tra luci e ombre che la sua fotografia rende con particolare perizia.
Come ricorda Philippe Ribeyrolles per Brassaï, l’occhio di Parigi, “vedere è vivere”.