Cachemire, il segno in movimento
Cachemire, il segno in movimento. Una goccia dalla punta ricurva declinata in innumerevoli varianti, un disegno seducente di origini antichissime che richiama immaginari esotici, mondi lontani e non solo: tutto questo è il boteh/cachemire (o paisley), uno dei motivi decorativi che hanno attraversato la storia del tessuto e della moda mantenendo inalterato il proprio fascino. Il disegno cachemire, un classico contemporaneo presente negli archivi storici di moltissime manifatture tessili comasche, è un banco di prova per le capacità di tutti gli operatori della filiera tessile – dal disegnatore alla maestranze – che hanno consentito all’industria locale di affermarsi nel mondo.
Fino al 18 settembre nelle due sedi di Villa Sucota a Como e di Villa Bernasconi a Cernobbio si terrà la mostra “Cachemire, il segno in movimento”, organizzata dalla Fondazione Antonio Ratti (FAR) e dal Comune di Cernobbio. Attraverso i circa 150 pezzi esposti – tra tessuti, scialli, abiti, accessori e cravatteria – la mostra guida il visitatore in un percorso alla scoperta dell’evoluzione e interpretazione del motivo in epoche e Paesi diversi.
La mostra
Saranno in mostra scialli indiani ed europei della collezione di Antonio Ratti, industriale serico comasco che fece della passione per il motivo cachemire un segno identificativo della sua produzione: pezzi mai esposti prima restaurati per l’occasione. La selezione di abiti spazia dalla metà dell’Ottocento al contemporaneo. Tra i pezzi storici, di particolare interesse un mantello da sera ricamato di Drecoll del 1907, un caraco di velluto medio-orientale della fine del XIX secolo e una vestaglia kimono conservata nel guardaroba di Gabriele D’Annunzio al Vittoriale; tra i pezzi contemporanei un abito di Valentino Boutique indossato da Patty Pravo per un servizio su Vogue, uno chemisier in pizzo bianco di Daniel Hetcher, e, tra gli altri, capi di Mila Schön, Lancetti e Gianfranco Ferré Haute Couture.
La storia del motivo del cachemire
La storia del motivo cachemire è molto antica, risalendo addirittura alle grandi civiltà mesopotamiche. Sviluppatosi successivamente nella regione indiana del Kashmir per decorare gli scialli indossati da uomini e donne al fine di proteggersi dal rigido clima invernale, giunge in Europa grazie ai traffici commerciali avviati nel Seicento dalle Compagnie delle Indie. Raggiunge la popolarità in epoca napoleonica anche grazie alla figura di Josephine Beauharnais, prima moglie di Napoleone e icona della moda Impero, che nel 1809 risulta possedere ben 33 abiti confezionati con preziosi scialli cachemire provenienti dall’India. A partire dagli anni Trenta del XIX secolo l’Europa inizia la produzione di scialli operati e successivamente stampati, interpretando la tradizione indiana con modalità proprie. Dalla seconda metà dell’Ottocento il motivo a goccia curvilinea si contamina con la voluta barocca; vengono prodotti allora non solo scialli ma sete sontuose, lane leggere, nastri e merletti caratterizzati da un forte esotismo che non ha limiti geografici nelle sue fonti d’ispirazione. Nel XX secolo il motivo cachemire riscuote grande fortuna in tre momenti storici: gli anni fra le due guerre mondiali quando la cravatteria e l’accessorio maschile ne scoprono l’attrattiva segnando l’inizio della fortuna tessile comasca nel settore; il secondo dopoguerra quando si gettano le basi dello sviluppo vertiginoso del distretto tessile lariano; il boom degli anni Ottanta in cui foulard, scialli e tessuti a motivo cachemire diventano il “must have” di ogni donna elegante.
“Cachemire, il segno in movimento” – fino al 18 settembre 2016
Villa Sucota, Como – Villa Bernasconi, Cernobbio – Tel. +39 031 3384976 – www.fondazioneratti.org