Con il farro gusto e fantasia in cucina
versatilità in cucina
In questi ultimi decenni il farro (Triticum dicoccum) sta godendo di una sempre più crescente popolarità. Il motivo per cui l’utilizzo di questo cereale è in continua ascesa, non lo si deve soltanto alla ricchezza di proprietà di cui è dotato, ma anche alla sua versatilità in cucina, alla quantità di ricette a cui si presta, dalle più semplici alle più creative, diventando, dai primi piatti al dolce, un protagonista della tavola saporito e gustoso.
Come cucinare il farro – fantasia in cucina
Con il farro si può dare sfogo alla fantasia, poiché questo cereale si abbina perfettamente con moltissimi ingredienti, quali pesce, verdure e carne. Prima di metterlo in pentola, però, è necessario sciacquarlo e avere cura che l’acqua di cottura non sia eccessiva, perché è bene che il farro si cucini lasciandola evaporare. Si può ottenere questo risultato cuocendo il farro con il coperchio e poi togliendolo, alzando il fuoco durante gli ultimi minuti di cottura E visto che stiamo andando verso la bella stagione perché non optare per qualche ricetta leggera, veloce e appetitosa ?
Qualche idea?
Che ne dite di una bella insalata di farro arricchita da pomodorini, olive e una fresca e saporita mozzarella? Si lessa il farro e si fa scolare, poi si uniscono in una ciotola capiente: la mozzarella tagliata a cubetti, i pomodorini, due cucchiai di pesto, una manciata di pinoli precedentemente tostati in padella e qualche oliva taggiasca. Per dare un tocco di freschezza in più, prima di servire, aggiungere qualche foglia profumata di basilico.
Ma se volete approfondire la vostra conoscenza dei metodi e delle ricette per portare in tavola questo cereale in piatti ricchi di gusto, stuzzicanti e originali, molte soluzioni sono offerte, ad esempio, dalla Galbani nella pagina dedicata proprio a come cucinare il farro, per realizzare sempre un buffet diverso.
Un cereale nuovo, molto antico
Il farro è considerato la più antica tipologia di frumento coltivato. Questa pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Graminacee, era già fondamentale nelle diete delle popolazioni antiche del Medio Oriente e del Nord Africa. Ne sono state ritrovate delle tracce perfino in alcune tombe egizie. Alimento molto apprezzato anche al desco dei romani, che ne usavano la farina per fare focacce e il puls, una polenta considerata il cibo dei poveri, era anche piatto di buon augurio, simbolo di fertilità e abbondanza, offerto in dono agli sposi. Purtroppo, nel corso dei secoli, la sua coltivazione è andata diminuendo, sostituita da quella del frumento di grano duro e grano tenero, a più alta resa. Attualmente in Italia è coltivato principalmente tra l’Emilia e la Liguria, Toscana, Umbria e Lazio. Si può trovare in commercio in 2 tipologie: il farro decorticato, che è integrale ed ha bisogno di qualche ora in ammollo prima di essere sottoposto ad una lunga cottura. Il farro perlato che è privato quasi completamente del rivestimento esterno in modo da evitare l’ammollo, accorciando così i tempi di cottura.
Il farro: eccezionali proprietà organolettiche nutrizionali.
Soprattutto quello decorticato, contiene moltissime fibre, carboidrati, proteine, grassi pregiati e vitamine, in particolare del gruppo B. Inoltre è poco calorico e, assorbendo molta acqua, dona subito un senso di sazietà. Ideale per coloro che hanno problemi di linea. Possiede proprietà energetiche, rinfrescanti e di regolazione intestinale. Il farro contiene diverse sostanze anallergiche, per cui le persone che non tollerano il grano, possono tranquillamente sostituirlo con il farro. Attenzione però: non può però essere consumato da coloro che soffrono di celiachia perché contiene glutine. Il farro possiede un indice glicemico più basso rispetto al grano trattato che consumiamo regolarmente, per cui ha la proprietà di ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Grazie ai fitoestrogeni, il farro si rivela utile anche per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue ed aumentare l’elasticità dei vasi sanguigni.
Un’ ultima curiosità sul farro
Dante Alighieri, nel tredicesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia, paragona la trasformazione dell’anima alla germinazione del farro. Un’ulteriore prova, se mai ce ne fosse bisogno, della nobiltà di questo cereale.